Debuttano i Nevaria, originari della Baviera, con questo full lenght album dopo il lancio del singolo “Life” avvenuto nell’ottobre scorso. Nessuno nel gruppo è di primo pelo nell’ambito musicale, in particolare la cantante Tanja Schneider ha già militato in più gruppi tra cui Dawn of Destiny e Emerald Edge, mentre il tastierista Markus Spiethaler ha suonato nei Dark Yearing. Si parla di questi due membri perché, come accade in molti gruppi symphonic metal, tra cui si può annoverare anche Epica e Nightwish, voce e tastiere sono i componenti messi più a risalto nelle registrazioni e nel mixaggio, anche se in questo caso le seconde sono molto poco pompate, risultando quasi al livello delle chitarre. Inoltre, rispetto ai gruppi citati, i tedeschi sono molto più leggeri, puntando praticamente tutto sulla melodia e suoni leggeri sia nelle distorsioni che nella struttura dei riff, che solo in alcuni punti si possono effettivamente distinguere come heavy metal, altrimenti si passa dall’alternative al rock al pop rock. L’album è composto da 11 pezzi di una lunghezza variabile dai 3 minuti e mezzo ai 7 minuti scarsi per una lunghezza complessiva di circa 47 minuti.
Tra le canzoni rilevani:
- “Wind“: terzo brano. L’intro in perfetto stile symphonic apre una delle canzoni migliori dell’album, ma si tratta di un pezzo particolarmente leggero, alla strenua del pop rock, salvo per i giri di tastiere e basso articolati su più punti e l’assolo di chitarra che duetta con la tastiera.
- “Raise Your Fist“: quarta canzone dell’album. Già dall’inizio si intuisce come sia il pezzo più pesante dell’album, ma non arriva a qualcosa di particolarmente definito, arrivando a una sorta di pezzo alternative thrash metal rallentato nonostante la batteria piuttosto vivace.
- “Drowning“: sesto pezzo. Le tastiere, a differenza di molti gruppi di questo genere, non sono onnipresenti. Ma in questo brano riescono ad esprimersi dal meglio integrandosi al meglio con gli altri strumenti creando un supporto compatto alla voce ritmato, melodico e articolato tra strumenti a corde, piano e orchestrazioni
L’influenza dei gruppi di provenienza dei vari componenti si sente, ma ciononostante hanno sperimentato una via ulteriormente più leggera e melodica in modo da avere un taglio e uno stile proprio, tanto da poterli distinguere da, ad esempio, i Dawn of Destiny, visto il peso dato a chitarre e batterie che qui sono state tenute un po’ sottotono. Come test per un album successivo più articolato e, perché no, più pestato, non è male, a patto che chi legge non si sia fatto prima una carrellata di gruppi come Cannibal Corpse o Hunt the Dinosaur.