I Nemeziz sono una band tedesca nata nel 2012 a Oehna, riattivati nel 2015 dopo un periodo di pausa. Dopo una demo l’anno scorso e svariati teaser e singoli lungo l’estate, hanno finalmente pubblicato il loro primo album. “Gerechter Zorn” è un album è di stampo alternative, con suoni appesantiti in alcuni punti attingendo da heavy e nu metal, che danno un contrasto particolare con i riff piuttosto semplici dell’alternative anni ’90. Altri pezzi invece sembrano la risposta (tardiva) tedesca ai Blink 182. È un album piuttosto variegato tra pezzi lenti e veloci, leggeri e pesanti in cui i Nostri hanno sperimentato le combinazioni possibili tra i generi enunciati in precedenza. Quasi tutte le tracce sono cantate in tedesco, con risultati alterni. Sono presenti dodici canzoni con una durata variabile tra i due minuti e mezzo scarsi e i quattro minuti e mezzo abbondanti per una durata complessiva di 43:15 minuti.
Tra le canzoni rilevanti:
- “Unikat“: primo pezzo dell’album. Un inizio niente male, con riff molto orecchiabili, suoni puliti e pestati, senza cedere mai per tutta la durata della canzone. Si tratta di uno dei pezzi pesanti più godibili, classificabile come nu metal nonostante la durata scarna (sotto i 3 minuti) tipica dell’alternative.
- “Runde nr.3/Mytos Barbarossa“: quinta canzone. Come accennato prima, qui ci troviamo di fronte ad alternative rock puro, un incrocio tra Blink 182 e Offspring senza plagi. Riff semplici e leggeri, ritornello orecchiabili, lungo intermezzo strumentale molto gradevole che riporta a band del genere di fine anni ’90 e inizio 2000.
- “Alte Wunden“: nona canzone dell’album. Difficile non pensare a “High” dei Lighthouse Family ascoltando questo pezzo nonostante la lingua, la ritmica e la tonalità differenti. I tempi rilassati e gli effetti orchestrali degli archi riportano a pensare a quella vecchia canzone. In compenso il ritornello ricorda “Wherever You Will Go” dei The Calling. In pratica un incrocio tra due pietre miliari del pop.
Questa band ha idee e potrebbe essere l’anello mancante tra Slipknot e Offspring, ma qualcosa non ha ingranato come previsto. Il potenziale c’è, le idee ci sono, ma manca un poco la realizzazione: canzoni che iniziano bene ma poi si impantanano senza andare seriamente sul metal ma accontentandosi di linee semplici alternative e sbalzi bruschi da un’influenza all’altra, eseguiti in maniera superficiale. Qualche perla tuttavia c’è, e ci sono prospettive interessanti per il prossimo album.