Trovare il giusto compromesso tra “violenza” e melodia non è mai stata un’impresa semplice.
Tra i tanti gruppi che hanno provato, negli anni, a sperimentare una miscela tra death o black metal ed un Progressive più intimo, solo alcuni possono vantare un sound appetibile per tutti, laddove altri risultano spesso ostici da assimilare e/o pesanti. Il debutto dei “Nawabs Of Destruction” ha quasi del miracoloso: riesce ad essere pesante e “metal” ma anche melodico e ragionato prestando attenzione ai cambi di atmosfera, che risultano naturali e sorprendenti in più occasioni. Il duo, composto dal cantante Saad Anwar e dal polistrumentista Taawkir Tajammul, ha riposto in questo “Rising Vengeance” una cura maniacale per ogni sezione, evitando prolissità fuori luogo o sfoggi di tecnica fine a se stessa.
Tra gli highlights non posso non citare la bellissima “Reincarnation“, il brano più lungo ed articolato dell’album, che coi suoi quasi 7 minuti riesce ad esprimere totalmente le potenzialità dei musicisti, una menzione anche per l’opener “Beginning of the End“, in grado di conquistare fin da subito l’attenzione dell’ascoltatore. Tutto l’album si muove bene, tra episodi più cattivi come “Sleep Paralysis” e la violentissima “In The Verge of Death” ed altri più melodici e riflessivi come “The Evil Within” o la title track.
Interessante la scelta di alternare sezioni con un cantato in clean e altre in growl, non sempre questa decisione è azzeccata su album di metal estremo: è facile risultare eccessivamente smielati o fuori luogo e si necessita di una buona tecnica per amalgamare un sound così complicato. In questo caso il lavoro svolto dal vocalist è ottimo, riesce a passare da un timbro soave ed evocativo ad un growl violento e cavernoso con molta naturalezza, denotando un’ottima padronanza della voce.
Buona anche la produzione, che riesce ad esaltare le atmosfere e le melodie senza snaturare la pesantezza del sound, riuscendo ad avvolgere l’ascoltatore e trasportarlo in un viaggio tra le dimensioni.
Ho grandi aspettative per il futuro del progetto, sperando che questo lavoro riesca ad essere la base per una serie di uscite di qualità e non un caso isolato. Tirando le somme ci troviamo al cospetto di un debutto ottimo sotto ogni aspetto, in cui la passione e la tecnica raggiungono un ottimo connubio ed evitando prolissità e riempitivi. Ogni canzone ha una sua personalità distinta, ogni sezione è ben contestualizzata e i riff riescono ad entrare subito nell’ascoltatore facendo perdere la percezione del tempo, seppur ogni tanto sappiano di già sentito.
Le future produzioni del duo spero riescano a risultare più fresche ed innovative, riuscendo così a portare su un altro livello le loro composizioni.
Sono pochi i gruppi a poter vantare un debutto di questo spessore, l’ascolto è senz’altro consigliato.