Ci sono voluti sei anni e diversi cambi di formazione, ma finalmente i Mushroomhead sono riusciti a pubblicare il seguito di “The Righteous & The Butterfly“, disco che aveva riacceso i riflettori sulla band mascherata di Cleveland. Il nuovo album si intitola “A Wonderful Life” ed è il primo dopo l’abbandono di Waylon e Jeffrey Nothing dietro al micrfono, qui sostituiti da Steve Rauckhorst e da Ms. Jackie oltre ad essere affiancati dal carismatico JMann. Oltre al cambio di vocalist, la band ha dovuto affrontare anche l’uscita di Schmotz alle tastiere e Church alla chitarra. “A Wonderful Life” quindi può essere visto come un album di transizione per la formazione americana, quindi ci si può scordare un disco compatto come lo era il suo predecessore. I pezzi del disco sono molto cupi e c’è un abbondante uso delle tastiere, qui molto più presenti che in passato, basti pensare a brani come “The Flood” o “Pulse” dove sono proprio le tastiere il valore aggiunto dei pezzi. “A Wonderful Life” nel complesso è un disco ben suonato e con delle idee interessanti che vengono supportate da una produzione di alto livello. Sentire il basso graffiante di Dr. F. emergere con arroganza nelle fasi più aggressive da un senso di completezza ai pezzi, tuttavia l’album ha delle problematiche abbastanza evidenti che vanno a influenzare l’ascolto. La prima è la lunghezza della tracklist che conta diciassette canzoni per più di settanta minuti di musica, cosa che non dovrebbe essere un male sulla carta, ma che in questo caso invece lo è. Qui ci si collega al secondo problema del disco che è l’ordine dei brani. Come anticipato, “A Wonderful Life” è un disco cupo, ma purtroppo estremamente lento. L’album infatti parte con il botto con la tripletta iniziale dove l’alternanza tra Rauckorst e JMann è buona (anche se manca ancora l’alchimia che c’era con Jeffrey Nothing e Waylon) e poi di colpo rallenta con la piacevole “The Heresy“, ballad post-apocalittica con dove tutti i riflettori sono puntati su Ms. Jackie. Dopo la canzone in questione però si susseguono una serie di pezzi fotocopia che giocano con atmosfere drammatiche e riflessive che presto vanno ad annoiare e che smorzano la grinta dei primi brani. Ogni tanto c’è qualche sussulto come con “I Am The One” e “Sound Of Destruction” che vanno a risvegliare l’ascoltatore dal torpore nel quale è caduto, ma nel complesso sembra che i Nostri abbiano voluto fare un lavoro più riflessivo senza riuscirci totalmente. È innegabile che se le canzoni fossero state distribuite meglio, l’impatto sarebbe stato diverso e i settanta minuti di disco sarebbero passati più rapidamente.
“A Wonderful Life” è, come si diceva prima, un album di transizione dove la lineup deve riamalgamarsi e ritrovare l’alchimia di un tempo, quindi è normale trovarsi davanti a un disco non proprio perfetto, anche se dispiace ascoltare un album che risulta spompato in più punti. Magari l’inserire nella tracklist ufficiale “Sound Of Destruction” e “Another Ghost” al posto di una “Where The End Begins” o una “11th Hour” non avrebbe fatto male. La nuova fatica dei Mushroomhead la sufficienza nel complesso la merita perché canzoni come l’anthemica “Seen it All” e la marziale “A Requiem For Tomorrow” sono esempi di pura classe da parte della band di Cleveland, ma si tratta di sprazzi in un insieme di composizioni che stanche e non sempre lucide.