Gli anni d’oro della seconda ondata del Black Metal ormai sono passati, lo stile caratteristico portato alla luce dai vari Mayhem, Darkthrone e Burzum oggigiorno è ben noto a tutti gli ascoltatori del genere e difficilmente troviamo lavori ispirati esclusivamente a esso. Tenendo in considerazione anche le varie forme in cui si è evoluto il metal estremo negli ultimi anni, con tutti i sottogeneri nati, tanto simili quanto diversi tra loro, sono molti gli artisti devoti a questi adattamenti musicali; alla ricerca di uno stile più personale, per quanto possibile. Bene, non è questo il caso di Mork, one-man band capitanata da Thomas Eriksen. Il musicista norvegese, infatti, si dimostra particolarmente devoto alla proposta musicale che ha caratterizzato il suo stato d’origine da fine anni ’80 in poi.
“Det svarte juv” è il suo quarto album e, dopo il discreto “Eremittens dal”, suo predecessore, ci si aspetta un’altra prova di qualità, matura e consapevole. “Mørkeleggelse” presenta la produzione, e lo fa chiarendo subito le idee: anche questo lavoro è un netto omaggio alle suddette band, semplice ed essenziale, che rispetto alle precedenti uscite denota una qualità migliore, con un suono più chiaro che mantiene comunque il lato grezzo delle composizioni, fondamentale per un disco di questo tipo.
Il mastermind alterna saggiamente brani dalle ritmiche più veloci ad altri che si spostano verso uno stile più lento, cadenzato, con dei richiami al Pagan Black presenti in vari settori. Difatti, si può sentire un approccio più ragionato che lascia spazio a delle melodie abbastanza inaspettate all’inizio ma ben inserite nel contesto, che non vanno a intaccare le fondamenta dell’album, fortemente radicate sulla versione arcaica dello stile. Composizioni come “På Tvers Av Tidene” e “I Flammens Favn” non devono far pensare a una perdita di ispirazione: l’attitudine del musicista è rimasta incontaminata, con l’aggressività primordiale della proposta che torna a farsi sentire in primo piano in “Skarpretterens øks“.
Giudicando il lavoro, quanto offerto riesce a mantenere le influenze più old-school, ma mostra anche un avvicinamento verso uno stile diverso, più evoluto. “Det svarte juv” rende onore alla scena norvegese, e mostra un miglioramento rispetto alla qualità acerba e poco convincente delle precedenti produzioni rilasciate da Mork. Non abbiamo nessun tipo di innovazione, ma l’album mostra chiaramente come la scena scandinava sia ancora prolifica, tra le migliori nel panorama internazionale. Disco consigliato agli amanti del Black Metal nella sua forma più canonica.