Nati a Bassano del Grappa (in provincia di Vicenza) nel 2010, i Minatox69 vantano ad oggi la pubblicazione di un demo-cd (“La Foca nel Deserto”), due EP (“Hotline” e “Zero”) e numerosi concerti in tutta Italia e all’estero. Grazie alla sua esplosività, la band è riuscita a convincere e condividere il palco con nomi dall’importanza musicale internazionale come Lacuna Coil e Sepultura, portando in live un animoso metal aggressivo dal sound potente e, sotto molti puniti di vista, sperimentale. Con l’uscita di “Collapse” i cinque non si pongono limiti di alcun tipo.
Trattando il tema del collasso etico, sociale e ambientale, sono numerose le influenze all’interno di questo debut-album. Sebbene lo stile principale sembri essere quello del groove, la brutalità presente trasla tra registri hardcore, thrash e death senza farsi mancare una certa ispirazione punk. Una buona miscela tra sonorità pesanti e parti vocali melodiche senza però escludere scream elettrizzanti e growl minacciosi, caratteristiche che troviamo subito nella opener “Can’t Believe”.
“Nothing Under The Sun” con i suoi giri progressivi di chitarra e basso definisce al meglio lo stile Minatox69, un’evoluzione d’avanguardia del classico groove a la Pantera: impattante, disorientante ma originale.
I cambi di tempo, le corpose ed energiche strutture ritmiche presenti nella title track non lasciano respiro all’ascoltatore che, sentendosi risucchiato in una tempesta di metallo tuonante, potrà trovare un alto livello di gradevolezza in quello che la band sta proponendo. La più semplice ma sempre intrinseca “Frozen Blood” scorre abbastanza bene grazie ad un refrain in pulito orecchiabile, mentre l’intermezzo forse troppo caotico di “What” ci porta alla seconda metà del disco.
“Guilty” è un’altra bella proposta fendente di ciò con cui la band ci sta facendo gradualmente entrare in contatto, con l’atmosfera doom viene contornata da sonorità alternative apprezzabili anche in “Next Enemy”.
Decisamente più aggressiva è “Plastic Apocalypse”, di ispirazione death hardcore, che precede la non meno temeraria “Cupidity”, mentre il primo e unico attimo di tregua concessa lo si trova con la final track “Cyrus”, una cupa ballad strumentale che chiude un disco assetato di sangue dal primo all’ultimo secondo.
Con “Collapse”, i Minatox69 rilasciano un album spacca mascella, brani senza pietà si susseguono uno dietro l’altro, veloci e violenti ma non sempre memorabili. Il sound sperimentale che caratterizza questo primo full length porta sicuramente del materiale interessante, che vuole a tutti i costi deviare da una qualsiasi assegnazione di genere per aprirsi ad una composizione più vasta, alla ricerca di nuove sonorità non per forza categorizzabili. L’idea è valida e la strada è quella giusta.