Si sa, il 2020 a livello di esibizioni live è andato ormai in fumo. Peccato, un duro colpo al cuore per i musicisti di ogni dove, il music business in generale, le webmegazine, i locali che supportano questa scena e non solo, ma anche per chi, come chi vi scrive, va a tanti concerti durante l’anno. È una brutta notizia per tutti. E siccome penso che ormai i live per un po’ rimarranno “limitati” e/o abbandonati dovremmo accontentarci di ascoltare i concerti su cd, dvd, vinili e cassette.
Il nuovo album dei Metal Church racchiude una scaletta di nove classici, pezzoni con la P maiuscola, che provengono direttamente dal primo periodo della band e a quello immediatamente successivo, pubblicati dal 1984 al 1993. In quegli anni ci fu l’uscita di scena di Vanderhoof e l’ingresso di Mike Howe in sostituzione di David Wayne, che successivamente è tristemente scomparso nel mese di maggio 2005. Anche se questo disco è composto interamente da live tracks ed esce nel 2020, le registrazioni sono state effettuate nel 2016, durante il tour del disco “XI”, l’album che vide il ritorno alla voce del mitico Mike Howe.
Il lavoro è molto bello e divertente sia a livello di produzione e setlist, ma anche sul piano della performance live: Howe è come sempre carico e pronto a spaccare tutto con una voce che butterebbe giù anche i palazzi, tolti certi piccoli momenti in cui si sente il passare del tempo e la vecchiaia che avanza anche per lui. In ogni caso, i miei complimenti. La sezione ritmica è dura e potente, non viene tralasciato nulla al caso, e ammetto che è un grande piacere soprattutto in questo periodo, ascoltare un live album, mi fa tornare in mente molti ricordi, ma soprattutto sin dai primi secondi di “Beyond The Black” riaffiorano le emozioni forti dei concerti.
Anche se la registrazione è vecchia di ben quattro anni è comunque capace di dimostrare che, nonostante il passare del tempo, i Metal Church sono carichi e distruttivi, non lasciando spazio ai compromessi. Si sente la grande carica di Howe, un frontman che anche dal vivo è carismatico, divertente, e sa sempre come intrattenere il pubblico, facendo divertire tutti, dalla prima fila all’ultima. Le uniche pecche da sottolineare sono: la setlist breve e composta solo da pezzi “old school” (ma visto il titolo, ce lo si può aspettare) e la registrazione della voce che sembra presa e incollata sopra, (pare brutto dirlo, ma potevano fare sicuramente un lavoro migliore, accettabile, ma per pochi). Un altro punto che convince meno è la copertina… quando la vidi per la prima volta mi ricordo ancora che pensai “Oh mio Dio! Ma che è sta roba?”, sinceramente? Ne rimasi stupito. Il che può essere un punto forte, ma anche un punto debole, questione di punti di vista.
Prodotto da Kurdt Vanderhoof, questa edizione speciale include nove classici dei vecchietti Metal Church, che pare non abbiano intenzione (almeno per ora) di andare in pensione… anzi, preparatevi a gridare con la folla “Metal Church! Metal Church!”.