Apro questa recensione affermando subito che se vi aspettate una delle tante Death Metal band definite innovative a livello di sound e potenza (che oggigiorno spuntano come funghi, delle volte anche affondando nel patetico) allora siete proprio fuori strada.
Questo è un gruppo di cui il nome dice tutto: Memoriam, ovvero la memoria, che viaggia e torna indietro nel tempo, alle origini, alla memoria appunto.
Per chi si è perso il primo “The Hellfire Demos” (che sinceramente mi ha lasciato a bocca aperta, stentando a credere a ciò che ascoltavo principalmente per il flashback a livello di sound) è bene segnalare appieno e con 100 evidenziatori questa band, capitanata dal singer Karl Willets dei Bolt Thrower (scioltisi dopo la tragica morte del batterista Martin “Kiddie” Kearns) e dal chitarrista dei Benediction (fermi discograficamente dal 2008) Scott Fairfax.
Dopo il primo capitolo, composto da due tracce che già avevano lasciato il segno e che invito ad ascoltare attentamente, eccoli di nuovo tornare con questo “The Hellfire Demos II“, anch’esso composto da altre due nuove perle, anticipando il loro full-length.
Recensire un prodotto del genere è alquanto rischioso, visto che mi trovo a dover definire questo sound, come un sound difficilmente reperibile al giorno d’oggi (che ci crediate o no).
I nuovi metaller potrebbero definirlo come “vecchio”, mentre i metaller che furono e che ancora oggi lo sono, lo possono definire come un ritorno al vero death metal che fu e che grazie a questi Memoriam, sarà!
Mettete insieme i Bolt Thrower (in primis), di diamanti come “…for victory”, i Benediction di “The Dreams You Dread” e a parere mio anche una strizzata d’occhio agli Entombed di “Left Hand Path“.
Già questi tre album fanno capire chi sono i Memoriam.
Premete play sulla prima “Drone Strike”, riascolterete subito una doppia cassa tipicamente “death of the 90’s” e rievocherete dalle casse gli spiriti sempre verdi dei Bolt Thrower.
Una band, che mantiene assolutamente la potenza, gli standard raggiunti precedentemente con le passate e suddette band, nonché le tematiche dei brani che trattano di morte, perdita e guerra, come vuole la vera tradizione old school.
Nonostante iniziarono a suonare insieme proponendo delle cover, Willets e Fairfax si sono ben presto resi conto che i brani che avevano composto avevano una carica estremamente potente e anche interessante da riproporre oggi.
Grandi nella stesura dei brani, bei riff di chitarra e una produzione volutamente sporca in perfetto old style.
Attendendo il full-length album (in uscita a breve) posso dichiarare che i Memoriam suonano senza compromessi un old school death metal al 100%, ne sono pienamente consapevoli, lo sanno fare benissimo… e se a voi tutto questo non va… è un problema vostro!