Lo stoner doom, si sa, ha sempre vantato una nicchia di fedelissimi, persone che si sono rispecchiate in quello che è divenuto sempre più uno stile di vita, oltre che un genere musicale. Una delle tante critiche avanzate, da chi questo genere non lo mastica, è il suo essere “stagnante”, ancorato ad un modo di fare musica ormai piuttosto datato. Quest’affermazione, seppur imprecisa e decisamente troppo “salata”, non è però totalmente errata: il doom, come noto, è un genere che guarda molto al passato, che vuole uscire dalle profondità della terra rievocando paesaggi funerei, oscuri e dannati. I Master Charger, non giriamoci troppo attorno, rappresentano esattamente la formula vincente del genere: senza inventare nulla propongono uno stoner/doom di ottima fattura, divertente, marcio, sporco e dannatamente coinvolgente. Il loro terzo album, chiamato “Origin Of The Lugubrious” non ha infatti le pretese di rivoluzionare il genere o di porsi come disco seminale di una nuova ondata, bensì vuol porsi come un lavoro dedicato a ogni fan del genere, riuscendoci perfettamente.
Dopo una piacevolissima intro chiamata “Origin Of The Lugubrious” parte uno dei migliori pezzi del disco: “Embers Of The Sun“, un brano diretto, senza fronzoli e in grado di catturare fin dal primo ascolto, un ottimo modo per aprire l’album. Si passa poi per “Blood And Sand“, che, come il pezzo precedente, riesce a entrare immediatamente in testa coinvolgendo l’ascoltatore. Il disco procede quindi per lidi piuttosto classici: è scorrevole, oscuro, orecchiabile e potente. Segnalo anche “Buried By Time And Dust“, il pezzo più pesante offertoci dai nostri doomster, un brano in grado di rendere felici tutti coloro che bramano del sano stoner/doom senza fronzoli. La produzione dell’album seppur piuttosto grezza funziona e riesce a risaltarne le sonorità e le atmosfere catacombali.
Più che promosso, quindi, il nuovo lavoro dei Master Charger, non posso che consigliarvene l’ascolto senza pensarci due volte, per chiunque sia fan di gruppi come Church Of Misery (coi quali trovo delle similitudini) quest’uscita rappresenta una garanzia, chi invece non mastica il genere difficilmente cambierà idea. Ma in fondo l’abbiamo detto, il doom è un genere spesso conservatore e in grado di far sentire “a casa” i fan, un genere che è bene continui a proliferare con nuove uscite e nuove leve a portarne avanti le veci, ora che i gruppi storici sono sempre più vicini alla pensione.
Doom, or be doomed!