Il cosmo, così affascinante e sublime, eppure allo stesso tempo arcano e inconcepibile in tutta la sua vastità, in tutti i suoi misteri. L’essere umano ha sempre guardato con moltissima curiosità l’universo che lo circonda, ponendosi quesiti a riguardo, formulando teorie e sperimentando, con l’obiettivo di arrivare a nuove scoperte. Tra i numerosi interrogativi che ci si pone a riguardo uno è particolarmente ricorrente, e concerne l’ipotetica presenza di altre forme di vita al di fuori del nostro pianeta Terra. Oltre a varie cospirazioni e presunti avvistamenti, spesso infondati, ci sono stati anche effettivi tentativi di entrare in contatto con queste ipotetiche vite aliene, come il messaggio di Arecibo, trasmesso nel 1974 da un radiotelescopio. Dilungarci su questo aspetto sarebbe inconcludente ai fini della recensione, ma questa premessa era necessaria per presentare il disco di debutto dei Lords of the Drift e l’immaginario su cui si basa. La band è un quartetto formato da Tomo Milicevic e Tim Showalter (Strand of Oaks) alla chitarra, David Bason (Barfbag, War Orphan) al basso e Arjan Miranda (Black Mountain, S.T.R.E.T.T.S), il quale ha anche prodotto l’album, a chitarra e tastiere.
Se già gli altri progetti dei quattro membri propongono generi abbastanza vari tra di loro, la proposta di questa band si distanzia ulteriormente dalle loro altre creazioni, virando verso un drone metal le cui atmosfere accompagnano in un viaggio che punta al cielo, agli astri. “The Arecibo Message”, loro primo lavoro, è composto da un’unica traccia divisa in tre parti, per mezz’ora di musica in totale. Questi tre settori sono accomunati dall’ottimo legame che si forma tra la musica e ciò che vogliono raccontare i Nostri, ed è notevole il trasporto verso un viaggio astrale, ben oltre i limiti della nostra atmosfera.
La prima parte, “Earthmakers”, racconta di due smisurate entità celesti che entrano in contatto, mentre si muovono vorticosamente in direzioni opposte. Questa collisione genera calore unito a tanta confusione, dato che ognuno dei due corpi cerca di far prevalere il proprio moto, e la musica rende molto bene queste sensazioni, con delle sensazioni vagamente avvolgenti che devono lasciare spazio alla controparte irrequieta e imponente. La calma arriva con “Geomancy ”, seconda parte, in cui la divergenza viene superata e le due entità continuano il loro moto senza più disturbi. In questi cinque minuti l’atmosfera è più tranquilla e molto avvolgente, ma non è destinata a durare per molto. Infatti, nella parte finale del lavoro il movimento torna a essere al centro dell’attenzione; non più il contatto tra i due corpi, bensì delle movenze interne, la metamorfosi legata all’arrivo delle prime forme di vita. Questa rivoluzione è meno inquieta e più incalzante e mentre ci accompagna alla chiusura dell’ascolto ci presenta un altro aspetto, un suono inedito, innaturale: quello della tecnologia.
Lo stile dei Lords of the Drift, così come le tematiche trattate con cui entra in perfetta simbiosi, ha un grande fascino che si fa sentire per tutto l’ascolto. Non viene offerto nulla di stravolgente in quanto a innovazione, ma sicuramente abbiamo tra le mani un lavoro compatto, dalle atmosfere avvolgenti ed esplicativo del potenziale di questo genere. Ascolto consigliatissimo se le tematiche e le sensazioni citate possono fare al caso vostro.