Dopo una discreta pausa dal loro primo EP finalmente i Locus Animae ci presentano l’attesissimo Prima che sorga il sole; questa band Avant-Garde metal piemontese era già riuscita ad affascinarmi con il suo primo lavoro Ove Il Mio Io Cadrà… ma con questi nuovi 27 minuti di poesia mi ha conquistata definitivamente.
Dato il leggero cambio di formazione che ha visto rimanere solo cinque membri ci sono state diverse collaborazioni: alla voce femminile Vera, cantante della band shoegaze Caelestis, al violino Riccardo Brumat (ex Furor Gallico) e Alessandro Mori (Total Death) alla batteria, presenze decisamente incisive per la riuscita dell’album. Incisiva anche l’artwork: l’impatto visivo del dipinto rimanda totalmente allo spirito onirico contenuto nelle tracce e ci fa viaggiare ancora prima di ascoltare la musica.
L’EP inizia con la cristallina Aurora, un breve duetto pulito che poi sfocia nella potenza della seconda traccia; da qui in poi al Growl profondo di Gregory Sobrio e alla voce di Vera si può ascoltare l’aggiunta dello scream disperato di Nicolò Paracchini che dà decisamente un tocco più tragico, dato che di per sè l’intero album ha delle melodie che si possono quasi definire allegre. Purtroppo, nella seconda così come nelle altre tracce ho sentito poco la presenza del basso e della tastiera, anche se a quest’ultimo strumento, suonato da Adri Kolaj, è stato lasciato molto spazio nelle meravigliose intro di qualche canzone, quali Prigione di Cristallo e Spente Memorie.
Ogni testo è pensato, è poetico, è profondo. Così come quando ascoltavo a ripetizione Come Pioggia… così sto facendo con quest’album. Nonostante i Locus si siano decisamente divertiti a sperimentare, non c’è nessuna pesantezza o richiesta di impegno nell’ascoltare ciò che hanno creato; lo si fa con estrema naturalezza e ogni canzone crea una certa continuità con quella precedente non lasciando nulla al caso. Orizzonte è la mia preferita: sarà perchè è stata pubblicata prima del rilascio dell’album e quindi l’esaltazione ha preso il sopravvento; fatto sta che inizia con una pienezza di suoni che mi ha fatto venire la pelle d’oca dal primo ascolto, saranno state le melodie malinconiche del violino delicato, o l’abbinamento growl/scream con la voce pulita, o i bei riff di chitarra per cui citiamo Brian Cara e Matteo Bolognino, i due chitarristi che insieme agli altri seguono la band sin dagli inizi.
l’unico appunto che mi sento di fare riguarda le voci doppie, che ai primi ascolti mi hanno piuttosto confusa poichè dicendo cose diverse mi hanno distratta sia dall’una che dall’altra voce e quindi ho dovuto ricorrere al testo per essere sicura di quello che stavo ascoltando. Per concludere, tenendo in considerazione che si tratta di ragazzi intorno ai 20 anni di vita direi che è un lavoro decisamente notevole.
l’EP è disponibile su bandcamp con la formula Pay What You Want! Buon ascolto!
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