Secondo album per la one man band finlandese Kval, progetto atmospheric black metal di ottima fattura.
Nato sotto il moniker Khaossos, nel 2016 viene rinominato con la parola finlandese per “angoscia”, sotto cui viene rilasciato il primo album omonimo nel 2017. “Laho” (che significa “marcio”) viaggia attraverso dei testi che parlano del decadimento del sottobosco, usato come metafora della mente umana. La nostra incapacità di vivere il momento, la perdita dell’innocenza e la sempre presente corrosione dell’ottimismo e la discesa nel cinismo sono il punto focale dell’ultima fatica in studio di Kval. L’album si caratterizza di cinque brani, di lunghezza compresa fra i sei e gli undici minuti, dai titoli in finlandese. Analizziamo nel dettaglio cosa andremo ad affrontare all’ascolto.
“Valosula” ci accoglie con poche, leggere note di basso, innestando immediatamente un’atmosfera lugubre e malinconica. Si segnala già qui l’uso dello strumento nazionale finlandese, il kantele, ad addolcire la composizione. Questo però prima di un growl lancinante e disperato che inserisce di prepotenza l’elemento black metal nell’ascolto, insieme a chitarre funeree e oscure. Le due atmosfere, così diverse tra loro, si danno il cambio aggiungendo solo piccoli dettagli come una parte a malapena bisbigliata, alcune inaspettate note di pianoforte e momenti in cui viene permesso al basso di far sentire la sua profonda voce. In un momento dove l’inquietudine si fa più pesante, il kantele e il pianoforte s’accompagnano mano nella mano, assistiti poi dalla crescente angoscia creata dalle chitarre, nerissime e spaventose. Un brano praticamente al limite del funeral, che sfodera già tutti gli assi nella manica disponibili.
La title-track ricorda nella sua introduzione qualcosa di vagamente medioevale, come se si venisse trasportati in un’epoca completamente diversa grazie al kantele e poche note di chitarra elettrica; si aggiunge anche un flauto di pan campionato, il pianoforte e un violino (anch’esso campionato), andando man mano a creare atmosfere completamente diverse con l’aggiunta di ogni strumento. Si uniscono quindi anche il black metal e un growl meno lancinante ma non meno disperato, portando con sé un clima grave ed intenso. Viene quindi sottratto l’elemento black per creare un momento di una delicatezza disarmante; un piccolo coro di voci basse amplifica ancora di più quest’impressione. Una brevissima interruzione dove parla solo la chitarra elettrica fa nascere un mid-tempo completamente inaspettato, permettendo anche un piccolo ma elegante assolo. Quando ritornano le chitarre, questa atmosfera lieve straordinariamente rimane, anche aiutata da un tenue coro in sottofondo. La canzone è assolutamente splendida, accaparrandosi di diritto il titolo della migliore dell’album.
La più lunga di “Laho” è “Pohjanriitti”, introdotta da una chitarra malinconica e flauto di pan. Le dolcissime note del kantele aggraziano il tutto, regalando un’atmosfera sognante e bellissima. L’arrivo del black metal distrugge quest’illusione di pace e meraviglia, giocando sulle note più basse e pesanti. Il dolore più assoluto permea il growl, da risultare praticamente tangibile; con l’aggiunta di leggerissime tastiere si sfiorano le vette dell’epic black metal. Si spazia poi un momento molto interessante in cui un ritmo dispari crea un’atmosfera quasi ansiogena, che avrà però breve durata dato il ritorno della sezione introduttiva del brano. Insieme al permafrost tinto di nero si aggiunge un altro coro di bassi, ritornando a citare l’epic anche nella parte successiva. Il growl disperato riappare, accompagnando il brano verso la sua conclusione.
“Kaihon Kuiskaus” accoglie con un lugubre pianoforte. La palese campionatura degli strumenti che s’aggiungono man mano toglie un po’ all’atmosfera misteriosa e funerea che si viene a creare, anche giocando sulla ripetitività. Purtroppo un brano dimenticabile.
Vi è anche una bonus track, esclusiva per chi acquisterà “Laho” in versione CD: si tratta di “Valosula”, primo brano dell’album, senza le parti vocali e lasciata allo stato grezzo.
Sicuramente non imperdibile, “Laho” è però un ottimo lavoro, senza dubbio consigliato agli amanti del genere e un ottimo proseguimento dopo il primo lavoro; davvero un bell’ascolto se si vuole provare ad immergersi nei meandri dell’atmospheric black metal.