Per i finlandesissimi KORGONTHURUS, Vuohen Siunaus è soltanto il secondo full-length di una carriera ormai consolidata e di una discografia ricca di EP e split. La formazione è attiva da inizio millennio, nonostante qualche pausa/aggiustamento della line-up ed è strettamente inserita nella scena black metal dell’area: i suoi membri sono (stati) coinvolti in gruppi ben noti agli amanti del genere, tra cui possiamo ricordare Horna, Totalselfhatred, Wolfthrone, Sear, Pure Evil.
Il primo full-length dei Korgonthurus, intitolato Marras, precede di sette anni il nuovo lavoro e ne è strutturato in maniera piuttosto divergente. Infatti, mentre Marras è composto da due lunghi brani, il nuovo Vuohen Siunaus si rifà ad una costruzione più convenzionale: le tracce sono sette e ciascuna di esse, a parte l’ultima che sfiora il quarto d’ora, si attiene ad una durata decisamente più breve (tra i 5 e i 7 minuti).
L’approccio è subito chiaro, anzi, bello scuro come da convenzione. Le caratteristiche del black metal, per la precisione nella sua variante finnica, vengono ben rispettate. Le tracce hanno un’architettura studiata e ben costruita attorno a riff glaciali, talvolta a 100 all’ora e talvolta più cadenzati, che non nascondono una certa vicinanza alla melodia. Il primo brano Kaaos già esemplifica bene ciò di cui stiamo parlando, così come la title track Vuohen Siunaus: il gioco d’incastri fra varie sezioni diverse tra loro riesce a rendere l’ascolto attento e mai noioso, potendo risultare coinvolgente anche per chi non è abituato alla ripetitività monotona e ossessiva di gran parte del black classico. Con I.K.P.N ci accostiamo ad ottimi echi depressive, che ritroviamo anche nella riuscitissima Ihmisyyden Raunioilla. Buona la scelta di chiudere il disco con L.U.X., una sorta di coda riassuntiva quasi interamente strumentale.
Morale? Abbiamo tra le mani un disco valido, consigliato sia agli addetti ai black-lavori, ma anche a chi di solito non mastica bene le estremità più indigeste del genere.