Nel caso abbiate deciso di ascoltare questo omonimo esordio dei Knife The Glitter assieme ad un metronomo, beh… gettatelo. Una genesi durata oltre 8 anni, ma questo primo full length della progressive-metal band americana merita ben più di un singolo ascolto… anche perché ufficialmente la band è in pausa a tempo indeterminato.
Un supergruppo composto da membri di band come The Dillinger Escape Plan – ad esempio – , ossia Eli Litwin alla batteria, Kevin Antreassian alla chitarra e Ryan Newchok al basso, che cominciò tutto per scherzo come band experimental-grind-metalcore nel lontano 2002. Ad oggi, i Knife The Glitter sono tutt’altra cosa, credetemi.
Un disco, questo, che tragicamente e poeticamente è un inizio e una fine per una band che poteva (e potrebbe) dare tanto alla scena sperimentale. Il genere proposto attinge dal technical-progressive e lo estremizza fino a farlo diventare soffocante, escludendo completamente le congiunzioni melodiche possibili da qualsiasi brano.
Ero assai curioso di ascoltare l’intero lavoro dei Knife, e devo dire che sì, è davvero un ottimo album.
C’è un po’ di tutto, inteso come “deviazioni sonore”, e non guasta per niente – parliamoci chiaro. Nove brani in tutto per una durata di assolutamente meno di un’ora, ed il trio sa bene dove spaziare per condire al meglio la propria musica. Ci sono le bacchettate progressive che ricordano molto il primissimo Cloudkicker ad esempio (vedi la breve e mirabolante “Barnabas“, di circa un minuto e mezzo), la colossale macchina da guerra dei Meshuggah nella brillante “Kid Colossal“, il cui intro serratissimo rimanda all’apnea più totale. La magica “The Plum Curtain“ invece mi riporta alla mente inizialmente i primissimi Mastodon, quelli spensierati ed arroganti di “Leviathan”, giusto per esser precisi, e successivamente mi trasporta in un inferno costellato di paranoie ed allucinazioni. C’è spazio per il jazz alchemico-onirico di “Permanent Baby Snowpants“: tra spuntini di The Dillinger Escape Plan e Tesseract e violini tzigani (avvicinandoci anche a quel bellissimo side project intitolato T.R.A.M., che se non conoscete ehi, bisogna rimediare!) oh sì, questo è il brano più intenso e fantastico dell’intero album. Un artwork schizoide ma composto va a chiudere il cerchio chiamato Knife The Glitter.
Signori, siamo davanti ad un album di elevatissima fattura, che sicuramente merita il vostro ascolto (i vostri ascolti, per esser precisi…) più dedicato e lodevole. Peccato che – per ora – sia già finita la storia dei Knife The Glitter, band che avrebbe potuto dare un sacco di filo da torcere a tantissime altre formazioni del panorama progressive metal mondiale. Io continuo a sperare in un secondo album…