Un vento nuovo, un vento di cambiamento. Una voglia di rinnovarsi quella dei Katatonia che dopo quattro anni di pausa ritornano con “City Burials”.
La band svedese ha sempre avuto una gran capacità di adattamento e sperimentazione, pur avendo mantenuto sempre ciò che li rende unici, la malinconia. Nel corso degli anni abbiamo assistito a vari cambi di rotta e filosofia: dal debutto doom con “For Funerals to Come” nel 1995 a sonorità più progressive in “The Fall of Hearts” del 2016; ciò nonostante lo stesso filo malinconico scorre dappertutto, collegando ogni parte della loro impressionante discografia. Il loro ultimo album in studio continua con questa vena pessimistica mentre si dirama musicalmente più di quanto la band non abbia mai fatto prima, pur mantenendo sempre solide le fondamenta le quali gli hanno consentito un tale successo nel corso degli anni.
Sulle evanescenti note iniziali di “Heart Set to Divide” l’album si apre a noi in modo cupo ed emotivo, facendoci capire sin da subito l’emozionante e struggente viaggio che ci si prospetta. La voce unica inconfondibile di Jonas Rankse introduce la traccia dolcemente, per poi lasciar spazio a un riff di chitarra dalla vena progressive deciso e di gran classe; degno di lode il lavoro svolto da Anders Nyström e Roger Öjersson con lo strumento a sei corde. Esemplare anche l’utilizzo della tastiera e sintetizzatori dal talentuoso Frank Default il cui lavoro emerge chiaramente in tutto l’album contribuendo nel renderlo pieno di sfumature.
Seguono di due singoli, “Behind the Blood” e “Laquer”: la prima molto orecchiabile e rockeggiante; la seconda delicata e minimale, ma sicuramente uno dei pezzi forti dell’album e rappresenta quanto Rankse sia progredito come artista sia dal punto di vista vocale che da quello della scrittura di canzoni. Andando avanti con l’ascolto degli altri brani la qualità della musica non calerà affatto, colmando l’ascoltatore di sentimenti nostalgici, apatici, amari, tutti espressi attraverso testi evocativi; raccontati dalla musica suonata con estro e grande coscienza, in modo da trasmettere con efficacia queste sensazioni. Menzione d’onore per “Vanishers” con la presenza di Anni Bernhard (Full Of Keys), una ballata elegante e soave che ci culla con atmosfere malinconiche e piene di passione. Ogni componente di quest’ultima opera dei Katatonia splende di nera luce, andando a toccare vette cristalline grazie alla sublime produzione a carico di Nyström e Renkse.
Sono stato piacevolmente colpito dalla ventata d’aria fresca che questo disco porta, pur mantenendo sempre una certa tradizionalità con il passato: dai temi ai suoni malinconici. Anche tecnicamente l’album dà soddisfazione, soprattutto grazie all’eccellente lavoro svolto alle chitarre, protagoniste assolute insieme alla voce, ma come ogni singolo altro dettaglio del resto. In definitiva “City Burials” riesce a toccare le corde di qualcosa di molto vicino al concetto di anima e riesce a racchiudere in sé tutta l’esperienza della band fatta nel corso della loro lunga carriera. Soddisferà appieno chi è alla ricerca di suoni in grado di riempire la propria Persona di sentimenti profondi.