“Unconquered” è il titolo del nuovo album dei deathster canadesi Kataklysm, il primo senza Oli Beauodoin dietro le pelli che qui è rimpiazzato da James Payne (Hour Of Penance). L’album arriva a due anni dal buon “Meditations” e, fin dall’artwork è evidente come la band voglia riallacciarsi a dischi quali “In The Arms Of Devastation“, “Prevail” e “Heaven’s Venom“. Sebbene l’album suoni esattamente come dovrebbe suonare un disco dei Kataklysm, la band capitanata da Maurizio Iacono ha scelto di apportare alcune novità al proprio sound introducendo chitarre a sette corde e basso a cinque corde. Queste aggiunte danno più profondità ad alcuni pezzi come l’opener “The Killshot“, vero e proprio pugno in faccia che riporta il classico “northern hyperblast” tanto caro ai fan della band canadese in versione 2.0. L’album è solido e fa della compattezza il suo punto di forza, i brani si susseguono e travolgono senza pietà l’ascoltatore, che può solamente subire il massacro sonoro che si trova ad affrontare. Canzoni come “Cut Me Down” o le groovy “Stitches” e “Underneath The Scars” fanno muovere fin da subito la testa con i loro passaggi spezzacollo e saranno sicuramente tra i cavalli di battaglia in sede live (quando si riuscirà ad andare nuovamente a un concerto). Nonostante la compattezza, non mancano episodi più ragionati come “The Way Back Home“, un mid-tempo che richiede qualche ascolto in più per convincere totalmente e “Icarus Falling“, canzone epica che vede anche la comparsa di un pianoforte nel finale. Il brano in questione è indubbiamente tra gli apici del disco per il pathos che riesce a trasmettere. Nonostante tutto “Unconquered” ha comunque dei passaggi a vuoto come “Defiant“, pezzo dal sapore tremendamente old school che fa della furia ceca il suo punto di forza, ma che non riesce a coinvolgere totalmente.
“Unconquered” vuole essere una dichiarazione d’intenti, una prova di forza dei Kataklysm che dopo quasi trent’anni (sono ventinove quest’anno) sono ancora ai vertici della scena death metal grazie a una miscela sonora riconoscibile e che risulta un marchio di fabbrica ormai. Il disco rinnova il sound del gruppo canadese senza stravolgerlo e allo stesso tempo riabbraccia il passato della band. “Unconquered” è un album curato e suonato con passione da musicisti consapevoli dei propri mezzi ed è difficile non consigliarlo ai fan del gruppo più o meno recenti.