KATAKLYSM – Per noi la musica è sempre stata una sorta di terapia, è una cosa della quale abbiamo bisogno nella vita

In occasione dell’uscita del nuovo album dei deathster canadesi Kataklysm, abbiamo avuto il piacere di scambiare due parole sul nuovo album, la vita on the road e altre cose con il frontman Maurizio Iacono, che si è rivelato molto disponibile e loquace nel rispondere alle nostre domande.

Benvenuto su Metalpit, potresti dirci cosa aspettarci dal nuovo album, “Unconquered”?

È un passo molto importante verso una nuova direzione per i Kataklysm, è un disco molto aggressivo con un ottimo sound. Dal punto di vista dell’aggressività e del groove tipico dei Kataklsym non ci siamo allontanati molto dal passato del gruppo, ma prende una nuova direzione per quanto riguarda il sound e la struttura dei pezzi, essendo più aggressivo e versatile. Abbiamo fatto un importante cambiamento per quanto riguarda la chitarra in quanto siamo passati dalla sei corde alle sette corde e con il basso siamo passati da quattro a cinque corde, e questo ha reso il suono più robusto. Siamo molto soddisfatti di questo album, è un nuovo step in una nuova direzione per i Kataklysm.

Ascoltando l’album infatti ho notato un sound più pesante. Come vi siete approcciati al songwriting del disco?

Io e J.F. (chitarra) abbiamo deciso di tornare indietro alle nostre radici dove scrivevamo i dischi assieme, come con “Shadows And Dusts”, “Serenity In Fire” e “In The Arms Of Devastation”. Quei dischi li abbiamo fatti noi due, i membri originali della band. Per questo album avevo in testa dove volevo andare a parare e io e lui ci siamo confrontati per tutto il processo compositivo; è anche per questo che il disco suona corposo e fluente, non come un disco fatto a spezzoni. È un ottimo lavoro, in cui si può premere play e farlo scorrere fino alla fine. Non è stato difficile registrarlo, lo abbiamo fatto lo scorso anno, abbiamo finito nel mese di dicembre. Poi abbiamo girato un video per “The Killshot” a febbraio e successivamente il mondo è stato bloccato e quindi abbiamo dovuto posticipare l’uscita del disco. In Italia so che siete stati colpiti duramente, ma è stato così anche nel resto del mondo quindi abbiamo deciso di posticipare la pubblicazione dell’album e siamo arrivati a questo punto dove abbiamo appena rilasciato il primo singolo e il disco uscirà a settembre.

Parlando dei testi, quali sono i temi del disco?

Sono machiavellici, in termini di testi si può dire che il tutto sia collegato a una situazione negativa che sta influenzando la tua vita finché non succede qualcosa di brutto e quindi ti prendi del tempo per preparare la tua vendetta. A grandi linee è questo il tema, è un po’ come “Il Conte di Montecristo”, ma è anche un album che vuole essere aperto a più interpretazioni da un punto di vista lirico perché scriviamo in un modo tale che, anche se suona romanzato, tu possa metterci la tua storia all’interno. Ovviamente deve venire da dentro, da un’idea che ho, ma è interpretabile.

L’artwork del disco vede il ritorno del demone (Heart Beast), presente anche nelle copertine di “In The Arms Of Devastation”, “Prevail” e “Heaven’s Venom”. Il nuovo disco è in qualche modo collegato a questi album?

Sotto un certo punto di vista sì. Quando abbiamo pubblicato ” In The Arms Of Devastation” abbiamo introdotto questa bestia che vuole essere la mascotte dei Kataklysm ed è stata immediata accettata e amata da tutti. L’abbiamo tenuta per qualche album come hai detto te e poi in “Heaven’s Venom” è morta diciamo. Non l’abbiamo più usata per dieci anni, ma per questo disco intitolato “Unconquered” che è stato fatto nel periodo che vede l’avvicinarsi del trentesimo anniversario della band (ora abbiamo 29 anni come gruppo) ci sembrava giusto riportarla in vita. Questo è come un disco della rinascita per noi, l’aver cambiato il sound e altre cose hanno fatto sì che questo fosse il momento giusto per riportarla in vita.

Parlando dell’imminente anniversario trentennale della band, potresti dirci qual è stato il migliore e qual è stato il peggiore momento nella vostra carriera secondo te?

È una carriera molto lunga ed è difficile indicare qualcosa, ma ovviamente abbiamo avuto i momenti peggiori quando si è trattato di cambiare membri della band nel periodo tra “Temple Of Knowledge” e “Victims Of This Fallen World”, quando sono passato dall’essere bassista a essere cantante. È stata una transizione importante che inizialmente non è stata accettata da tutti, è stato molto difficile per noi sopravvivere in quel periodo, parlo della fine degli anni ’90. L’apice invece penso sia il vedere dove può arrivare questa band, vedere che siamo ancora qui. Ecco perché il disco si chiama “Unconquered”, è una dichiarazione dopo tre decadi. Anche vincere il Grammy in Canada è stata una cosa importante per noi, è un qualcosa che i tuoi genitori vedono in televisione perché ci sono prettamente band pop. Noi siamo arrivati come lì come i tizi che suonano death metal e abbiamo vinto il nostro primo Grammy per “Of Ghosts And Gods”. È stato bello vivere quell’esperienza, non che abbia cambiato molto le cose, ma è stato un piacere ricevere quel riconoscimento.

Immagino che il Covid-19 abbia avuto ripercussioni sulla band. Quando potrete tornare in tour secondo te?

Ogni giorno è un nuovo giorno, non sai mai come andranno le cose. Speriamo che si trovi una soluzione il prima possibile. Questo sarebbe dovuto essere un anno molto impegnativo per la band, avevamo festival e molte altre cose pianificate ed è stato tutto cancellato e posticipato. Immagino che ci vorrà un anno da adesso perché tutto è stato posticipato e ci sono molte band in questa situazione, quindi ci saranno molti tour e molti concerti il prossimo anno. La speranza è che tutto torni alla normalità e che in qualche modo si possa iniziare a suonare col nuovo anno, ma non è una situazione semplice e siamo stati colpiti duramente anche noi.

Cosa ti manca in particolare dello stare in tour e del fare concerti?

Come prima cosa l’interazione con i fan, per i Kataklysm la musica è sempre stata una sorta di terapia, è una cosa della quale abbiamo bisogno nella vita. Ognuno di noi affronta le cose in maniera diversa, per noi la musica è una valvola di sfogo e i nostri fan sono energia per noi, quindi andare a vedere un concerto e suonare i nuovi pezzi sono cose che vogliamo veramente ricominciare a fare, ma non possiamo e questo fa schifo. È una situazione senza precedenti, nessuna delle persone che conosco ha affrontato qualcosa del genere. Mio nonno aveva un anno quando è finita l’epidemia di influenza spagnola e non è più qui per dirmi com’è stato (ride). Quindi di base è la prima volta che ci troviamo in questa situazione. Dobbiamo essere resilienti e sperare che alla fine si trovi una soluzione.

L’ultimo disco che avete pubblicato è “Meditations” ed è stato rilasciato due anni fa. Come vedi quel disco al giorno d’oggi?

È stato un disco che ha avuto un buon successo. Ci sono alcune cose che comprendi solo quando lo riascolti anni dopo. Avrei magari puntato su una produzione più potente, per quel disco avevamo un produttore orientato alla musica rock che ha lavorato con  Stone Sour, Steel Panther e band del genere quindi il sound e la produzione sono molto puliti. Nessun problema con questa cosa, ma penso che avremmo potuto rendere le canzoni più potenti, alcuni pezzi sono veramente forti e ne avrebbero beneficiato. Nel nuovo album abbiamo risolto questa cosa, ecco dove vedo la differenza tra i due dischi, ma è un bene che ogni disco generi sentimenti diversi in quanto ha la sua personalità e questa è una cosa importante per noi.

Che consiglio daresti a una band emergente?

È un momento molto difficile (ride). Il miglior consiglio che potrei dare a una band è di essere molto critica con se stessa. Devi avere la capacità di accettare le critiche delle altre persone, ma devi anche riuscire a capire se ciò che stai facendo va bene o meno e imparare da questo. Come musicista gestisco molte band con la mia compagnia e faccio anche consulenze e cose simili a persone che stanno mettendo in piedi un gruppo. Devi avere molta pazienza, soprattutto nel metal. Non è un qualcosa che nasce dalla sera alla mattina, richiede tempo, ma ciò che è conta è avere il supporto dei fan, cosa molto importante nel metal perché quando iniziano a seguire una band la supportano. Ciò che è difficile è proprio farsi i fan, serve molta pazienza, un buon piazzamento e molto lavoro sui social media, ci sono molti fattori da considerare… oltre che un po’ di fortuna.

L’ultima domanda invece riguarda il tuo side project, gli Ex Deo. La pandemia ha influenzato in qualche modo i lavori sul nuovo album o tutto sta procedendo secondo i piani?

Avremmo dovuto iniziare a comporre il nuovo disco a fine anno, ma lo stiamo facendo ora. Il nuovo album è scritto per più di metà e dovremmo entrare in studio a settembre. Il disco è basato su Nerone e sarà un album oscuro e contorto, ne uscirà un bel disco e siamo molto felici di come sta andando, ci stiamo impegnando molto. È un progetto che voglio spingere di più in futuro.

Grazie per il tuo tempo, vuoi dire qualcosa ai fan italiani?

Per prima cosa vorrei ringraziarti per aver dedicato del tempo a questa intervista, perché è gente come te che mantiene viva la voce lì fuori, soprattutto in questi tempi bui. Ai miei fan italiani vorrei dire che l’Italia ha un posto speciale nel mio cuore. In bocca al lupo a tutti, ci vediamo fra poco!

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