Terzo disco in studio per gli ucraini Jinjer, per quanto sia un EP di soli cinque brani. Questa è l’unica cosa che mi ha lasciato l’amaro in bocca.
Che dire, il 2019 è appena iniziato e “Micro” si è già preso un posto nella mia personale top ten. Questa piccola creatura è una bomba senza senso, un crescendo allucinante di tecnica, groove, cattiveria, bei suoni: tutto quello che ci si aspetta da un disco metal moderno, i Jinjer ce lo hanno servito.
Non sto a farvi una recensione brano per brano, è un disco che va ascoltato e assaporato, non analizzato. Si potrebbe descrivere come un girone infernale, per quanto riguarda la sezione strumentale: batteria in stile orologio, secca e precisa, non manca un colpo e ne mette in più, i blastbeat non fanno male a nessuno; il basso raddoppia la chitarra, un tuono che sa essere anche portatore di buoni sentimenti (ma ci arrivo dopo); chitarra, che riff, signori. Tecnici, spacca ossa, da headbanging per quattro canzoni su cinque, con quel suono che ti prende allo stomaco e te lo stritola, senza contare anche i momenti in clean a dirti paroline dolci. E infine la voce, Tatiana e la sua doppia personalità: è capace di urlarti in faccia ma anche di cullarti, e di farti sentire il mal di mare con delle melodie che non ti aspetteresti, ma che si legano a meraviglia con il resto delle complesse armonie rese dai compagni strumentisti.
Si esce da questo inferno alla quinta canzone, la titletrack “Micro“. Strumentale, percussioni e con un dolcissimo basso isolato ad accompagnarci nel paradiso.
Anche con cinque sole canzoni, a mio parere questo è il miglior lavoro dei Jinjer fin’ora. È semplice (per quanto possa esserlo un loro disco) e conciso, la band sa quello che vuole e non si perde in chiacchiere. Bravi, spero di vedere a presto un full-length.