I veri mondi ancora da esplorare non sono sul piano terreno, ma nei nostri sogni. Attenzione però! I mondi che creiamo possono ribellarsi a tal punto da trasformare i nostri sogni in incubi. È ciò che accade a Lewis Carroll in questo concept.
Fattosi un nome all’interno del panorama metal underground di Bergamo con la band Barad Guldur formata assieme alla moglie, Ivan Nieddu emerge da ogni sorta di ordinarietà e precisione stilistica in questa perfetta unione di teatro e metal sintetizzato in chiave fantasy. Arricchito artisticamente da una serie di disegni ad opera di Ester Milesi, “Non io, ma Alice” si basa sull’omonimo spettacolo inscenato dalla compagnia teatrale Gruppo Fantàsia per portare alla luce i sogni che sono, in fondo in fondo, un po’ di tutti noi, ripercorrendo ogni singola scena dell’opera teatrale per rievocarla con suoni e parole. Il concept narra degli ultimi giorni di vita di Lewis Carroll, celebre scrittore di “Alice nel Paese delle Meraviglie” e “Alice attraverso lo Specchio”.
Tutto inizia con “A Clockwork Lullaby“, introdotta da una risatina per poi continuare in un susseguirsi di varie registrazioni vocali che evocano gli spensierati e allegri ricordi d’infanzia di Lewis. Si procede con “Down Inside Me“ brano dal clima magico dove Nieddu sfoggia un timbro vocale dai toni armoniosi e avvolgenti, “Imago“ inizia con un eccellente giro di basso e tastiere, per poi sfociare in un ritornello struggente. Con la quarta track, “Rinchiuso“, l’atmosfera è meno energica e più tranquilla grazie al pesante uso di sintetizzatori. Stessa cosa per “Alice’s Garden“, brano strumentale e di ottimo impatto emotivo. Proseguiamo questa viaggio nella fantasia con “Dark Light Side“. Intro ben ritmato e dai richiami arabeggianti, prosegue con l’ottima timbrica power di Ivan Nieddu che ci narra del lato oscuro racchiuso dentro di noi.
L’oscurità incomincia a prendere forma e sostanza in “Checkmaze“, rendendoci inquiete vittime delle nostre stesse follie. Un battito di cuore accompagnato dai ticchetii dell’orologio del fato e poi le voci… Lontani sussurri e infantili risate sono le colonne portanti di questa strumentale da Dark Ambient, per poi esplodere alla fine nella più completa e totale disperazione per quella Alice che Lewis ha creato. Con “Last Reflexion“ si arriva alla fase più metal dell’album, per poi concludersi con un lieto fine in “Sono la primavera che non potrai mai cogliere“.
Beh… che dire in poche parole ? Musicalmente è ben curato. Voce principale e quelle d’accompagnamento si sposano in un clima allegro e giocoso. Un album che sicuramente può far gola a ogni fan come me di quella piccola Alice e dei suoi mondi incantati che ci hanno fatto sorridere e, ancora oggi, fanno sorridere.
TRACKLIST:
- A Clockwork Lullaby
2. Down Inside Me
3. Imago
4. Rinchiuso
5. Alice’s Garden
6. Dark Light Side
7. Last Reflexion
8. Sono la primavera che non potrai mai cogliere