Eccoci ad analizzare l’album di debutto degli austriaci Isiulusions, “I – Follow The Flow”, uscito l’11 settembre. Ci troviamo di fronte ad un particolarissimo ibrido di black metal, hard n’ heavy e gothic rock, non sicuramente facile da ingerire per i meno avvezzi.
Gli Isiulusions nascono dal chitarrista degli Hellsaw, Isiul (da qui il nome della band), che ha reclutato i membri di altre storiche band austriache. Il risultato è un concept album, evidentemente sviluppato in più capitoli vista la numerazione nel titolo, con questo ibrido di generi estremamente particolare. “I – Follow the Flow” è composto di 13 brani per la durata di poco più di un’ora.
“Feeding The Grime” ci accoglie con sonorità prettamente black metal, in cui si sentono già le primi infiltrazioni goth, come testimoniano le linee vocali utilizzate. La canzone però è una vera cavalcata gelida, a tratti melodica, energetica nel finale; un’introduzione elettrizzante.
La malinconica e quasi atmosferica “Seas Of Darkness” è costituita da strofe gothic rock; qualche grande nome tornerà sicuramente in mente durante l’ascolto. Ad intervallarle, sfuriate black metal infuocate e qualche accenno più epico; come primo esempio di questa ibridazione risulta convincente e di gradito ascolto.
“Miss No One” punta tutto su un hard n’ heavy che ci porterà dritti agli anni ’80 senza nemmeno passare per il via, non rinunciando però alle tinte goth usate finora. La doppia cassa e chitarre spiccatamente più violente si inseriscono nel quadro con incredibile facilità, risultandone un brano sorprendentemente ottimo.
Le violente “The Hermit” e ”Sentenced To Misery” sono black metal allo stato puro, permafrost totale e completo. Nascondono in sé dei momenti di vaga epicità, cui si aggiungono cori quasi vichinghi: una commistione molto bella di sottogeneri. La seconda si contraddistingue per momenti molto più melodici della prima oltre che ad essere il doppio più lunga.
“Fire Is No Harm” e “Become One” si assomigliano molto anch’esse ed è per questo che le riunisco qui: ritornano entrambi all’hard n’ heavy. Per certi versi ricordano i componimenti più famosi dei The Cult, e sono caratterizzata da un ritornello molto facile da ricordare. Mentre la prima è inframmezzata da brevi incursioni black metal, la seconda forse è più melodica e molto più fedele alla linea del metal classico, ma innegabile è il parallelo che le unisce.
Un’inaspettata ondata folk ci colpisce con “Way Back Home”: i cori che ci accolgono quasi suggeriscono di essere seguiti da ghironde e flauti. Una manciata di solitari accordi di chitarra invece anticipano un’atmosfera molto introspettiva che man mano si trasforma in un black metal tinto di folk e con vaghi riecheggi epici.
“7 Strings (Part I)” e “T(h)ree” sono le due strumentali che fanno da stacco all’interno dell’album, qui riunite perché ai due poli completamente opposti. La prima è sola chitarra elettrica che va a creare un’atmosfera maestosa e ansiogena che ricorda certi Bathory indimenticati; la seconda è chitarra acustica, leggiadrissima e sognante, delicata e introspettiva.
Si ritorna alla violenza atmosferica con “Boon Or Bane”, inquietante ed epica al punto giusto. Prende le sembianze di una cavalcata nella metà brano, non rinunciando ad una dolce melodia di sottofondo, che ricompare anche dopo la comparsa di un pesante black metal.
“Abuse” torna sulle caratteristiche del metal classico, ma intercede in un pesante mid-tempo. Nella sezione centrale prende appena forza, appesantendosi appena; assume toni più pesanti ed epici man mano sempre più sferzati di nero fino all’esplosione finale.
Chiaramente la sorpresa conclusiva ce la riserva “Destiny”, una canzone acustica dolce amara con degli ancor più inaspettati violini in sottofondo. Evidentemente, la prima parte del viaggio in cui gli Isiulusion si sono imbarcati si è conclusa.
La commistione di generi così lontani fra loro premia gli Isiulusion: chi sa sperimentare vince sempre. Sicuramente c’è ancora del spazio di miglioramento; non sto dicendo che è bocciato su tutta la linea, ma che si può fare di meglio, aggiungendo ancora più varietà alla proposta… Ma ehi, ripeto: questa è davvero un’ottima partenza. “I – Follow The Flow” è un ascolto pieno di sorprese, che soddisferà i più curiosi ed assettati di cambiamento.