L’Italia, nel suo enorme estro, puntualmente partorisce dei progetti interessanti, particolari e unici, e gli INVERTED MATTER non fanno eccezione. Andiamo dunque a parlare di questo “Detach“, lavoro che mi ha colpito e che mi fa ben sperare per il futuro della band.
Il Death Metal nelle sue mille sfaccettature è un campo floridissimo per contaminazioni, idee complesse, stravaganze e soprattutto radicalismi che possono andare dall’estrema ricerca tecnica al voler risultare quanto più marci possibile. I nostri, in un certo senso, si collocano un po’ a cavallo fra i vari sottogeneri, presentando un tiro e dei suoni tipicamente Old School ma esprimendo un Death Metal più tecnico e moderno, con qualche digressione verso sonorità più progressive. L’idea generale, la realizzazione e l’attenzione compositiva sono ben evidenti lungo tutta la durata dell’album, non ci sono punti morti o noiosi: mai scontato e mai schiavo di clichè tipici del genere, fino qui grandissimo lavoro per la band nostrana. Il lato che mi lascia meno contento è la scelta dei suoni, probabilmente voluta, che non incontra il mio gusto. Sicuramente non avrei gradito una produzione plastica e modernissima, ma avrei sicuramente apprezzato un’enfasi maggiore sui suoni della batteria, che nel mix tende a sparire, ed è un vero peccato poichè dietro le pelli c’è niente meno che Mike Smith, gloriosissimo batterista dei Suffocation (dei migliori Suffocation oserei dire).
Fatta questa nota, mi sento di dire che nel complesso “Detach” è un buon disco, ricco di idee, completo sotto il profilo dell’arrangiamento e molto preciso in fatto di esecuzione, dai suoni naturali e organici ed esente da artefatti tecnologici, che è un gran pregio visto il momento storico che vive il genere. Nel contesto, mi sembra una solida base sul quale la band può costruire un seguito e un buon futuro. Anche per questo il voto non è molto alto, mi piacerebbe sentire la band spremere ancora un po’ dall’ottima formazione che schiera.