Eccoci ad ascoltare un nuovo disco partorito da Intervals, aka Aaron Marshall. Sul suo profilo Instagram lo si vede spesso in compagnia di personaggi come Tosin Abasi (Animals As Leaders) e Plini… e negli ultimi rispettivi dischi di questi, l’amicizia tra artisti si fa sentire e non poco: ognuno influenza gli altri a modo suo, che sia a livello di idee compositive, di sound o di atmosfere, creando di fatto a mio parere un nuovo tipo di musica.
Parto col dire che questo “The Way Forward“, ad un primo ascolto sembra un disco posato, tranquillo, dove si può respirare tranquillamente e rilassarsi. Ma se si comincia ad analizzarlo più a fondo (e se siete pure voi musicisti ancora meglio) possiamo trovare una competenza musicale ed una conoscenza dello strumento davvero strabiliante. Stiamo parlando ovviamente di un lavoro interamente strumentale e Aaron Marshall con la chitarra ci sa fare, non la suona, lui gioca e crea emozioni meglio di chiunque altro. Parlavo prima delle influenze degli altri musicisti: gli Animals As Leaders sono diventati iconici del panorama djent con i loro suoni chirurgici ma pesantissimi, e si sente la loro aura in “Rubicon Artist“; Plini, ragazzo australiano, ha contaminato il buon Aaron con le sue melodie sognanti e possiamo ascoltarle in “A Different Light“. Tutto questo condito dal meraviglioso gusto estetico e dalla sua conoscenza dell’armonia a generare un disco che possa piacere agli ascoltatori casuali, ai metallari incalliti, ai fan del progressive.
Qui dentro c’è tutto per tutti: la produzione è spaziale, i suoni di tutti gli strumenti sono curatissimi, dal riverbero del rullante al piccolo synth di atmosfera; la composizione è ottima e pur non essendo troppo complessa (alla fine è sempre un disco di stampo prog) riesce a tenermi attento per tutta la durata del disco; gli arrangiamenti sono funzionali al brano e variano nel disco, possiamo sentire solo chitarre così come pianoforti, e tutti gli strumenti “classici” non mancano comunque di dire la loro: non me la sento di definire questo lavoro un disco chitarristico. C’è il pop, c’è il metal, c’è il progressive, c’è il jazz e c’è la fusion.
Bravi i musicisti degli Intervals e bravo Aaron, non è facile fare un album strumentale che resti interessante dall’inizio alla fine.