“ChaosWolf” è il primo album della band Black Metal italiana Innero, formatasi nel 2016. La formazione è composta da membri di altre due band bolognesi, i Malnatt e i Bland Vargar, anch’esse di matrice Black Metal. I Nostri ci propongono un esordio molto interessante che lascia ottime impressioni e speranze per il futuro. Composto di sette canzoni, “ChaosWolf” raggiunge la durata di quasi quaranta minuti.
L’album si apre con “Among The Wolves”, la prima sferzata di puro gelo nordico dell’album: ad accoglierci un breve passaggio di batteria prima che le chitarre si lancino all’inseguimento di un ritmo furente e veloce, dando vita ad un riff molto carino. Probabilmente il cantato è abbastanza inaspettato, trattandosi di una voce acuta che però dà l’impressione di essere molto sforzata: sicuramente solo un’impressione. Una parte cantata in pulito aggiunge anche quella carta al mazzo, un dato interessante e non sempre scontato. La conclusione viene affidata ad un ritmo serrato da headbanging assicurato prima di un momento più lento e quasi solenne. Davvero un piacevole ascolto che apre le danze in maniera perfetta. Segue “The Shaman”, primo singolo estratto dall’album, il quale ha ottenuto ottimi riscontri anche dalla critica estera. Sia qui che nel brano seguente gli Innero hanno come ospite The Wulff alla voce. È un incendio nero di tutto rispetto sin dal primo secondo: chitarre e blastbeat si rincorrono violentemente, prima di rallentare il ritmo e acquisire una componente più melodica e quasi Post-Black, ricca di dettagli da scoprire. Qui alla linea vocale si aggiungono anche dei toni più bassi, dando vita in alcuni punti ad interessanti contrapposizioni; un intermezzo dal sapore Epic si aggiunge verso la metà del brano, donando ulteriore varietà. Non fatevi fregare dal secondo di silenzio che sembra mettere fine al brano: si ricomincia subito con tutta la furia dell’introduzione, dando quindi vita ad una canzone semplicemente stupenda.
Secondo me la gemma dell’album è “Unbowed, Unbent, Unbroken”: si parte con un’altra introduzione di batteria, che lascia parlare delle chitarre acustiche dal vago sapore Folk ed Epic. Un’altra sferzata di gelo nordico potrebbe quasi prendere alla sprovvista, non stonando però con l’intro; si prosegue quindi con tutta la violenza di cui gli Innero sono capaci, con riff velocissimi e una bella batteria. A sorpresa, spunta una parte dove viene lasciato spazio al basso prima di ritornare alla chitarra acustica dell’intro, accompagnata dall’elettrica. Una parte cantata in pulito sorprende nuovamente prima di ritornare alla furia totale del Black, precedente un finale in cui voce in growl e in pulito si sfidano, andando a creare un’atmosfera melodica splendida; il compito di concludere un brano imperdibile è affidato alle chitarre acustiche e alla batteria. Un ascolto spettacolare, in cui veramente viene messa in mostra l’abilità compositiva dei nostri.
“Durum In Armis Genus” inizia con il basso, che dà alla canzone un tono molto più malinconico; anche quando si uniscono le chitarre l’atmosfera non cambia, ricordando vagamente qualcosina dei primi Forgotten Tomb. La linea vocale è in pulito, procede solenne e triste per la maggior parte del brano, assumendo qualche tono aggressivo nel procedere dei minuti; assume degli aspetti più Epic rispetto all’inizio, non abbandonando però una certa aurea di malinconia. Per la verità non è nulla di straordinario, lo stacco fra questo brano e il precedente si sente particolarmente, ma non è nemmeno da bocciare completamente grazie alla presenza di alcuni momenti più ispirati con dei bei riff più veloci. Diciamo che raggiunge appena la sufficienza. “Alone” è più aggressiva, continuando poi in quarta con una parte in cui l’headbanging risulterà praticamente spontaneo. Il Black Metal violento di cui gli Innero si fanno portavoce ritorna in pompa magna, mescolando linee vocali pulite che ricordano gli ultimi Borknagar; anche qui viene di nuovo permesso al basso di avere un momento tutto per sé, prima di un altro momento di headbanging puro grazie alle chitarre serrate che fanno compagnia ad una batteria pesante e cadenzata. Nel finale si torna al melodico con un leggiadro cantato in sottofondo che dà il tocco che mancava ad un ascolto molto semplice ma interessante, che lascia soddisfatti.
“Open Eyes” dura la bellezza di otto minuti e trentun secondi; parte subito infuriata, rallentando per poco durante alcune delle parti vocali più disperate e viscerali. Questa dualità si mantiene per la prima metà della canzone, prima di un’interruzione malinconica affidata alla chitarra elettrica e al basso, dove una voce recita alcune gravose parole; si riprende prima piano, poi con una bellissima parte furente che dura solo una manciata di secondi, prima di ritornare dove eravamo rimasti. Così si mantiene fino alla fine, mantenendo uno spiccato tono Epic. Nonostante la durata quasi monumentale, non è eccessivamente stancante; i dettagli di cui è caratterizzata la mantengono degna di nota fino all’ultimo. In conclusione troviamo “Under The Moon”, una strumentale: gli ululati dei lupi introducono una chitarra elettrica solitaria che si libra in alcune malinconiche note. Sullo sfondo sembra esserci il silenzioso suono di passi sulle foglie autunnali, l’improvviso rumore della pioggia si fa man mano più marcato, precedente alcuni rombi di tuono; la chitarra cambia completamente melodia, mantenendo l’atmosfera precedente, fino alla fine.
Seppur non perfetto, è davvero un ottimo debutto che soddisferà sicuramente la maggior parte gli amanti del Black Metal. Sembra ovvio che gli Innero si siano fatti notare anche all’estero con questa uscita: la qualità c’è e fa davvero sperare in meglio. Sicuramente una band da tenere attentamente sott’occhio; non mancheranno altre grandi soddisfazioni anche in futuro – è ciò che auguro loro.