“Exhume: 25 Years of Decomposition“, pubblicato il 7 dicembre 2018, è una raccolta di demo, split album e tribute track del nonetto olandese Inhume, che corona così mezzo secolo di attività. Già dalla demo di debutto “The Missing Limb” si notano i tratti distintivi della band: il loro sound, i testi e i titoli stessi delle canzoni sono un impasto di intensa brutalità e disgustosa ripugnanza, essendo influenzati dal proto-grindcore degli anni ’80 e dal brutal death metal dei primi anni ’90. Vantando una fanbase solida e leale, gli Inhume sono considerati tra i capostipiti della scena death/grind mondiale.
La traiettoria molto estesa del gruppo ci fa notare che, nel corso degli anni, la band non ha soltanto puntato ad annichilire i timpani dell’ascoltatore, ma ha affilato le proprie armi, rendendole sempre più letali, album dopo album. Infatti, “Exhume: 25 Years of Decomposition” è un album che, nei meandri del death metal, soddisfa ogni istinto. A comporre il pacchetto di brutalità sono tanto i blast-beat martellanti e il basso che pervade tutto tanto quanto i riff di chitarra (che assomigliano di più a scariche elettriche) e la voce gutturale e disumana del cantante di turno.
Molte tracce, soprattutto le più brevi, sono puri sfoghi di un’adrenalina caustica, ricordando i primi Cattle Decapitation. In generale, l’intero album è spietato e implacabile: non c’è un momento per prendere fiato, ma ciò non significa che siano assenti riff di chitarra “come si deve” più vicini al death metal tradizionale, come in “Forbidden Hunger” ed “Airplane Crash“. Un altro dei pezzi più memorabile è “Virus“, un brano che mastica e poi sputa l’ascoltatore: dopo una prima parte caratterizzata da riff piuttosto lenti accompagnati da una batteria-mitragliatrice, la canzone diventa follia allo stato puro. Insomma, se si è fan del genere, vale la pena includere questa raccolta nelle proprie playlist più estreme.