L’heavy metal, quello classico, è un genere nostalgico, capace di rievocare gli anni ’80, riportandoci alla mente gruppi come Tokyo Blade, Diamond Head, Blitzkrieg, Sanctuary, Metal Church, Grim Reaper e quant’altro. È impossibile, infatti, non immergersi in un tuffo di ricordi al solo sentir nominare la NWOBHM, da sempre considerato uno dei movimenti più influenti di tutto il metal, oppure lasciarsi coinvolgere dalla potentissima scena americana, che all’epoca regalava gemme su gemme. La domanda da porsi è una sola: nel 2020 è ancora possibile rilasciare album heavy metal che non risultino una fotocopia degli Iron Maiden o chi per loro?
Gli Hyperion, con questo “Into the Maelstrom“, ci rispondono positivamente: i nostri hanno posto davvero tanta attenzione nel differenziare i brani, rendendo l’ascolto sempre interessante. Ritroviamo tutti gli elementi classici del genere: riff energici e melodici, linee vocali pazzesche che ci ritroveremo a canticchiare senza nemmeno rendercene conto e tanti virtuosismi di chitarra ad opera di Luke Fortini che offre, assieme a Davide Cotti, una prestazione memorabile dietro alle chitarre.
Mi sembra scontato precisare che non ci troviamo davanti a qualcosa di innovativo, anzi, gli Hyperion vogliono ricordarci la tradizione anni ’80, basta osservare il loro logo per rendersi conto che questo prodotto è indirizzato a chi ancora cerca musica diretta, orecchiabile ed energica.
Tra gli highlights cito assolutamente le bellissime “The Maze Of Polybius” e la title-track, che apre il disco in maniera eccezionale, e “The Ride of Heroes“, brano lungo ben 9 minuti, in cui i bolognesi mostrano un lato più ragionato e sentito pur mantenendo intatta la vena metallica che li caratterizza. Menzione onorevole anche per l’orecchiabilissima “Driller Killer“, che rimarrà impressa fin dal primo ascolto. Il resto dell’album scorre benissimo, nessun brano risulterà pesante o noioso, seppur ogni tanto si abbia l’impressione di “già sentito”.
Un album consigliatissimo a tutti gli amanti dell’heavy metal più classico, quello senza troppi fronzoli e pieno di epicità. La produzione è più che buona, riuscendo a piazzarsi come via di mezzo tra il vecchio ed il nuovo.
“Into the Maelstrom” rappresenta una seconda ottima prova per gli Hyperion, che spero continuino a portare avanti la tradizione del metal classico e diretto, che non deve essere dimenticato.