A undici anni dalla loro formazione, gli Hooded Menace tornano a far parlare di sè con “Ossuarium Silhouettes Unhallowed“, quinto album della loro carriera e primo pubblicato tramite Season of Mist.
Finora i finlandesi hanno sempre dimostrato di avere le carte in regola per stupire e far notizia in modo positivo, specialmente per le doti del loro leader, Lasse Pyykkö, abile nello scrivere canzoni estremamente misteriose e occulte, riuscendo anno dopo anno a ritagliarsi un posto tra i maggiori esponenti della corrente Death/Doom del terzo millennio.
Il suddetto frontman è riuscito inoltre ad assicurarsi una formazione piena di esperienza e capacità, con ben tre nuovi componenti che possono vantare la collaborazione con realtà rilevanti della scena locale, dimostrando a loro volta grandi competenze.
“Sempiternal Grotesqueries” ha il compito di presentarci l’album, e lo fa catturando fin da subito con le sue atmosfere macabre e asfissianti, le quali si riveleranno il punto di forza della produzione. Il pezzo è il più lungo dei sei totali, e si muove con consapevolezza variando molto, da riff più veloci e potenti, a melodie malinconiche e arcane.
Si continua con “In Eerie Deliverance“, dove è molto curiosa l’aggiunta di una voce femminile parlata nella metà della canzone che, nonostante l’apparizione duri qualche secondo, riesce a presentare quello che è il fattore comune di tutti i brani, ovvero il mistero che le circonda.
“Cascade of Ashes” si propone come un brano che potrebbe rimanere tra quelli più memorabili e caratteristici dei Nostri, racchiudendo idee molto intriganti e mettendole in pratica ottimamente, senza nulla togliere alle altre composizioni. La voce di Harri Kuokkanen è la protagonista per tutti i suoi sei minuti abbondanti, e il lavoro del musicista è notevole nonostante non fosse facile da affrontare come situazione, in quanto quello in questione è il primo album che non vede il già citato leader del gruppo dietro il microfono.
In chiusura troviamo “Charnel Reflections“, caratterizzata da una parte centrale particolarmente movimentata e imponente, circondata da una partenza e un finale dai ritmi molto pacati, e “Black Moss“, semplice epilogo strumentale del tutto, breve ma sapientemente collegato al resto del disco.
Questo “Ossuarium Silhouettes Unhallowed” va a sancire le vaste abilità degli Hooded Menace, dimostrandosi una produzione particolarmente matura e ragionata, circondata dal mistero in tutta la sua durata, sottolineando nuovamente come i finlandesi meritino un posto tra le migliori realtà della scena Doom/Death, essendo tra i migliori rappresentanti dello stile.