La musica, che sia diretta o raffinata, ha sempre la capacità di suscitare emozioni, di risultare terapeutica per l’ascoltatore. Chi, dopo una lunga giornata, non desidera rilassarsi con i suoi artisti preferiti, o ancora trovare in loro un po’ di conforto, dopo una delusione o un brutto avvenimento.
Gli Hellcome! sono un gruppo da prendere come valvola di sfogo: la loro musica è diretta, violenta e con pochissimi fronzoli. “Good Friends, Bad Company” è un disco carico di energia, che già dalla title-track, scelta come opener, mette subito in chiaro il mood. I brani composti dai nostri thrasher italici scorrono benissimo, ci troviamo infatti davanti a pezzi potenti e divertenti, che immergono l’ascoltatore in un po’ di sana violenza sonora.
Tra gli highlights troviamo la bellissima “Revenge“, secondo me pezzo migliore del lotto, la già citata title-track e “Until See Snakes“. Interessante anche “Motörhead“, che, a discapito del titolo, non vuole essere una cover dell’omonimo – e leggendario – gruppo quanto più un vero e proprio tributo, un omaggio a quelle sonorità dirette e feroci, senza fronzoli, che ci hanno fatto amare i lavori di Lemmy (riposa in pace, fratello), sempre coerenti con lo spirito rock ‘n roll e mai volti al compromesso: o ti piacciono o non ti piacciono. Lo stesso si può dire per questo debutto, che non si preoccupa troppo di raccogliere i favori delle orecchie più raffinate.
Gli Hellcome!, però, non inventano nulla, il più grande limite della loro musica è proprio la mancanza di particolarità, finendo per perdersi nell’oceano di gruppi metal. L’ascolto è comunque consigliato agli amanti del genere, che troveranno sicuramente momenti in grado di soddisfare il loro palato, viceversa chi già di base non è avvezzo a sonorità molto dirette non cambierà idea con questo album. Mi aspetto, da future produzioni, una maggiore attenzione alla composizione dei brani, alla differenziazione di questo ultimi e soprattutto alla scelta dei riff, che spesso si ritrovano ad essere abbastanza generici.
Un buon debutto, quindi, in grado di porre delle basi solide ma che vanno ampliate ed elaborate a dovere per potersi ritagliare uno spazio di spicco nella scena thrash italiana, ora dominata da nomi come Ultra-Violence o Game Over.