“V” è il titolo del quinto album degli americani Havok, band che fa parte della (non più) nuova ondata thrash assieme ai vari Warbringer, Evile, Vektor, Suicidal Angels e soci.
Questa nuova prova in studio degli Havok arriva a tre anni dal precedente “Conformicide” e ciò che colpisce subito rispetto al suo predecessore è la produzione, che risulta molto compatta e non lascia nessuno strumento in secondo piano, rendendo il disco più vivo.
“V” è un disco ben suonato dove la band americana fa emergere tutte le sue influenze, anche se in certi casi lo fa in maniera troppo marcata. Emblematica in questo senso è “Fear Campaign” che sembra il figlio bastardo tra i Metallica di “Kill’Em All” e i Destruction degli ultimi anni. La canzone in questione comunque funziona e si dimostra uno degli episodi migliori del disco.
Una cosa apprezzabile di questo album è la capacità degli Havok di passare da episodi più diretti come per esempio “Post-Truth Era“, a brani più elaborati come la conclusiva “Don’t Do It” o “Panpsychism“, la quale non può non ricordare i vecchi Annihilator. Tutto è amalgamato alla perfezione e niente risulta fuori posto a prescindere dal minutaggio e dalla struttura dei brani. L’album nel complesso non aggiunge nulla di nuovo al genere in questione e non vuole farlo probabilmente, però permette di consolidare lo status degli Havok come garanzia di questa nuova ondata; non per niente brani come le già citate “Panpsychism” o “Fear Campaign” hanno le potenzialità per diventare dei classici della band del Colorado e difficilmente non troveranno posto nelle setlist dei Nostri.
“V” non è un disco perfetto, e alcune cose non tornano come per esempio l’eccessiva visibilità delle influenze dei mostri del genere. Ascoltando l’album infatti si percepiscono tranquillamente gli echi dei soliti nomi tanto cari ai thrasher, cosa normale perché suonare thrash metal nel 2020 con sonorità personali è veramente difficile. L’impressione è che gli Havok questa volta non abbiano però nemmeno provato a mascherarle e in certi casi la cosa sfugge di controllo. Un brano su tutti è la già citata “Fear Campaign“, ma anche per esempio”Phantom Force” strizza un pochino troppo l’occhio ai Sodom e agli Slayer.
Tirando le somme si può dire che nel complesso gli Havok hanno fatto un buon lavoro in quanto “V” è un disco solido, ben suonato e che non vuole nascondere le influenze della band del Colorado. È difficile sconsigliare un album del genere a chi ama il genere o è fan della band perché il disco è ricco di energia e adrenalina, una volta premuto play è difficile stopparlo perché riesce a coinvolgere fin dalle prime note dell’opener “Post-Truth Era“. Se si chiude un occhio sopra a certe citazioni troppo evidenti questo quinto disco del gruppo americano è praticamente inattaccabile. Se si è invece alla ricerca di un qualcosa che suoni al 100% originale forse è il caso di passare oltre (e di cambiare genere) perché purtroppo suonare thrash metal nel 2020 con originalità è molto difficile per una band “nuova”.