Oggi parlerò di un disco che sono particolarmente fiera di poter presentare, essendo originario delle nostrane terre italiche, più precisamente dei dintorni di Pavia. Sto parlando dei Griverion, che hanno debuttato con “The Call Of The Noose” lo scorso 13 ottobre, per Vacula Productions. Il genere si può intuire già dando un’occhiata alla copertina, raffigurante una soglia vuota e, all’interno, in lontananza, un cappio, da cui il nome dell’album.
Il disco si apre con “A Dialogue with No One“, un dialogo apparentemente tra due persone, ma che io ho interpretato come una conversazione tra due parti della stessa persona, riguardante il raggiungimento dell’Illuminazione attraverso la distruzione e morte di un’altra persona, o di sé stessi; omicidio o suicidio.
L’intero album è un concentrato di cupa tristezza e oppressione che scivolano velocemente sotto la pelle e rimangono lì per tutta l’ora di ascolto, tuttavia le melodie sono così belle che, nonostante la disperazione che trasuda da ogni nota, non si può fare a meno che pensare “quanta bellezza”, e sono pochi gli album depressive che riescono a trasmettere anche questo, oltre al dolore.
Le canzoni sono cantate quasi tutte in inglese a esclusione di “Lucente Ululato (1999-2016)” che è in italiano. Il picco dell’album si ha, a mio parere, in “Journey To Sadness And Beyond“, quinta traccia del disco, che catapulta l’ascoltatore ad un ulteriore livello di desolazione e tristezza, sentimenti che sono stati molto ben evocati anche dalla voce di SadoMaster, graffiante e roca al punto giusto.
I Griverion ci hanno regalato un depressive black metal particolarmente sofferto e fatto molto bene, distinguendosi così nel panorama dell’underground italiano, e sono veramente felice di sentire che questo genere, in Italia, non è appannaggio di quei 3-4 gruppi conosciuti ma che, ogni tanto, qualche nuova perla viene ancora prodotta.