I Green Day non necessitano di introduzione, sono forse la band con influenze punk che si è fatta più largo nel mondo commerciale, dividendo generazioni di punk tra amore e odio.
Io stesso non tanto tempo fa li detestavo per la loro troppa vicinanza al main stream. Questo “Revolution Radio” è un po’ un album di ripartenza per la band, specialmente per il cantante Billie Joe dopo l’incidente a Las Vegas. Durante l’IHeartRadio Music Festival, completamente drogato, ha dato in escandescenze con la direzione dello show perché aveva superato il tempo sullo stage a favore di Usher. Dopo tutto ciò è entrato in clinica e pare adesso si sia disintossicato. Altro cosa da lasciarsi indietro è l’orribile trilogia che hanno fatto uscire a cavallo del 2012.
Questo “Revolution Radio” è davvero un disco onesto e a mio modo di vedere è il miglior album da “American Idiot”, sia perché non hanno scopiazzato l’album precedente (vedi “21st Century Breakdown”), né li ha portati a fare 3 penosi album/b-sides solo per vendere come le ultime fatiche “Uno!”,”Dos!” e “Trè!”.
Insomma era la volta di cominciare davvero da zero e secondo me ci sono riusciti.
“Revolution Radio”, sia chiaro, non ha nulla che non sia già stato sentito, ma ho apprezzato le idee e il suono che han dato alle chitarre. Le note negative dell’album sono chiaramente l’aver continuato ancora una volta a mantenere sound commerciali e scontati. Le piatte “Somewhere Now”e “Troubled Times”, la ridondante “Youngblood” e l’acustica “Ordinary World” ne sono un ottimo esempio. Ci sono canzoni che pur non essendo belle, a livello compositivo mi hanno sorpreso in bene, come “Say Goodbye” con quei bridge che sono la parte migliore del brano.
Tra i pezzi che invece mi son piaciuti segnalo i singoli “Bang Bang”, con riferimenti Bad Religion, “Revolution Radio” e “Forever Now” che mi porta indietro al 2004.
I Green Day sono una band divertente, bella da vedere dal vivo, ma purtroppo crea album molto meno entusiasmanti. Questa volta invece hanno fatto un buon lavoro e, provando a dargli un po’ di fiducia, aspettiamo il loro prossimo lavoro.