I Good Tiger mi avevano sorpreso con un disco d’esordio dalla caratura sorprendente, lanciando i presupposti per una carriera decisamente positiva, e con il loro nuovo “We Will All Be Gone” hanno mantenuto quanto promesso.
Un progetto partito con l’obbiettivo di far confluire in un’unica proposta ex membri di band come Tesseract, The Faceless, The Safety Fire e Architects, sulla carta non poteva generare niente di meno che musica di valore. Una volta metabolizzato quel piccolo capolavoro con cui la band ha esordito, sono rimasto estremamente sorpreso dal livello mantenuto dai Good Tiger, a mio avviso una delle sfide più grandi per una band esordiente che riesce a proporre fin da subito qualità e carattere.
Il quintetto rimane nella sua variegata e collaudata formula: un post metal ricco di contaminazioni derivate dai background di ogni membro, spaziando agilmente fra hardcore, mathcore, indie rock, djent, soul e alternative metal. Per quanto difficile fare meglio rispetto a “Head Full Of Moonlight”, i due solidissimi singoli di lancio (specie la gloriosa “The Devil Thinks I’m Sinking“) e poi il vero e proprio album hanno alzato l’asticella ancora più in alto, regalandoci un disco incredibilmente coeso e groovy.
Alcuni cambiamenti ovviamente ci sono stati, ma ben calibrati e assolutamente facili da metabolizzare, come ad esempio l’approccio lievemente meno aggressivo, l’introduzione di qualche parte elettronica e l’intera produzione che tende ad esser leggermente più organica e meno moderna, quasi un ritorno ad un sound dal retrogusto vintage, ma sempre di una qualità e oggettiva bontà di livello stellare.
Ciò che più mi ha colpito di “We Will All Be Gone”, è la coesione con cui ogni brano si lega al successivo, rendendo l’ascolto estremamente coinvolgente ed intuitivo. Le transizioni a cui ci avevano precedentemente abituati diventano meno brusche, più delicate e sinceramente più godibili, ho apprezzato come ogni dettaglio di valore sia stato incorniciato e valorizzato (penso ad esempio alla magnifica voce di Elliot Coleman) e non lasciato troppo nudo e in vista, senza un adeguato supporto da parte di tutta la band.
Questo miglioramento nell’intero arrangiamento mi ha fatto rimanere impresso “We Will All Be Gone” quasi più del suo predecessore, un disco che nella sua interezza esprime un’enorme cura attraverso ogni suo strato ed elemento.
Non mi rimane che consigliarlo sinceramente, e soprattutto di ricordarvi che i Good Tiger sono una di quelle band che da il meglio di sé dal vivo, dove riesce a creare una magia ancora più intensa.