Quest’anno tornano nello scenario black metal anche i Gaerea. La misteriosa formazione portoghese che aveva attratto per l’ottimo “Unsettling Whispers” del 2018 torna con “Limbo”, rilasciato dalla Season of Mist. Lo stupendo artwork di Eliran Kantor contribuisce ad attirare l’attenzione. Riporta tra i vari busti ignoti la figura di un uomo dall’espressione agghiacciata che tenta di liberarsi da questa melma scura che metaforicamente rappresenterebbe il limbo, quella condizione di indeterminatezza, vuoto, distacco e precarietà da cui è sempre più facile cadere vittima, viste le poche certezze che il mondo moderno offre. Musicalmente l’album segue sempre il filone moderno del genere come avvenuto nell’esordio. I Gaerea devono sicuramente molto ai nomi della scena polacca che guardano con molta attenzione, ma in questo caso cercano di aggiustare un po’ il tiro, proponendo un sound che in molte occasioni strizza l’occhio ai territori post-black. Un tentativo di ulteriore modernizzazione potremmo definirlo, che riesce bene ai Nostri nonostante non si prendano il merito di rivoluzionare niente. Ma il loro tentativo riesce proprio nell’elaborazione di vari elementi moderni entrati a far parte nel folto scenario black metal ormai da tempo e che nel caso di “Limbo” vedono un’interpretazione piuttosto riuscita.
Ho letto molti paragoni che li accosterebbero ai celebri Mgła o ai Blaze of Perdition, forse più per la fama che stanno costruendo questi gruppi che per l’effettiva somiglianza. Per essere precisi invece, il gruppo che più si avvicina secondo me al loro stile sono i canadesi Gevurah, un nome che probabilmente non vi dirà molto, si parla infatti di una band molto giovane, con solo due album all’attivo e che presenta molte familiarità con i Nostri ed hanno perfino lo stesso problema, ossia quello delle lungaggini. Questo è l’unico problema reale di “Limbo”, cosa che invece non aveva l’esordio poiché non si andava oltre ai 6 minuti di durata, in questo caso invece la band ha voluto osare, probabilmente cercando di dare un maggiore spessore e profondità ai pezzi. Una cosa che in alcune occasioni ha dato i suoi splendidi frutti, “To Ain” e “Null” sono i pezzi più riusciti dell’album e messi nella fase introduttiva garantiscono un notevolissimo impatto iniziale che subito è in grado di cogliere l’attenzione dell’ascoltatore. Non si può dire lo stesso di “Glare” o “Conspiranoia” (tra l’altro simile a “Null” in alcune parti) che sono pienamente colpite da questo difetto e che faticano a lasciare il segno. L’album si riprende poi temporaneamente con “Urge”, la canzone più corta del disco che presenta un riff articolato a tratti di matrice death metal che richiama un po’ allo stile del precedente lavoro. Proprio per questa familiarità musicale ed approccio differente dal resto dell’album la canzone innanzitutto riesce a spiccare sulle altre e soprattutto risulta esente da inutili lungaggini. Mentre la conclusiva “Mare”, di ben 13 minuti, per quanto sia gradevole nella melodia finale nel complesso risulta piuttosto dispersiva.
Nonostante “Limbo” sia la dimostrazione di una band che sta cercando di imporsi, porta a galla anche alcuni difetti che minano nel complesso l’album e non gli permettono di spiccare come dovrebbe. Tutto l’entusiasmo iniziale dato dai primi pezzi veramente ben riusciti viene lentamente meno poiché ci si accorge che le canzoni vertono tutte sugli stessi punti e sensazioni. Le vocals molto espressive e messe in risalto, la produzione ottimamente curata e cristallina e una forte ricerca dell’emotività tramite riff particolari e melanconici che vanno a scuotere i nostri lati più sensibili sono senza ombra di dubbio i punti forti dell’opera e fanno sì che lasci comunque un qualcosa, nel bene e nel male, alla fine dell’ascolto. Il titolo dell’album si addice bene non solo per le tematiche liriche ma anche per la rappresentazione musicale in realtà. Io vedo i Gaerea come un giovane gruppo con la voglia di mettersi in gioco, di risaltare e di far presa con la loro musica cercando di distinguersi e scrostandosi la melma nera di dosso. Tuttavia ci sono ancora dei dubbi su alcune loro scelte che li fa rimanere nel limbo, un approccio interessante ma che deve essere ancora migliorato dunque. Nella generosità del mio voto è racchiusa una fiducia di base, non considerando il gruppo come ordinario, poiché nonostante resti del rammarico per il valore inespresso dall’opera ho trovato l’ascolto molto bello e lo consiglio perché prende molto e lascia alla fine effettivamente una bella soddisfazione.