I Frozen Hell sono un gruppo veneto dedito al Melodic Death Metal, genere che ha avuto molto successo tra gli anni ’90 e i primi anni 2000 grazie a band come Dark Tranquillity, In Flames, At The Gates e Children of Bodom. “Path To Redemption” è il primo album della band se si esclude il precedente EP “Rise!” (2013), che si è dimostrato un ottimo lavoro, penalizzato forse dalla produzione acerba. La band, per questa prima prova sulla lunga durata, decide di non fare lo stesso errore facendo le cose in grande, poiché ha affidato il mastering a Jens Bogren (che ha lavorato tra gli altri con Moonspell, Kreator e Amon Amarth). Relativamente all’artwork, quest’ultimo si rivela curato ed è una sorta di ripresa di quello presente in “Rise!“; la stessa cura la si può trovare anche nel booklet interno, a dimostrazione della volontà dei Frozen Hell di offrire un prodotto di qualità. Il disco in questione si compone di quattordici brani non particolarmente lunghi, ma pensati per essere ascoltati senza pause poiché sono tutti collegati e, in certi casi, la pausa tra un pezzo e l’altro fa perdere il filo, ma questa è una cosa risolvibile senza problemi. L’album ha una longevità elevata e questa è una scelta coraggiosa soprattutto per una band emergente, perché se da un lato questa scelta allunga il minutaggio, cosa sempre gradita, dall’altro lato diventa quasi inevitabile la presenza di filler; un paio di brani in meno infatti non avrebbero guastato.
Musicalmente “Path To Redemption” si ispira al lato più estremo del Melodic Death, sfociando anche talvolta nel Black sinfonico in stile Catamenia, merito questo della voce di Tazzo che, come nell’EP, si rivela estremamente aggressiva e un vero valore aggiunto per la band, anche se in certi punti può risultare monotona. I pezzi presenti nel disco sono tutti suonati da musicisti capaci e consapevoli di ciò che stanno facendo. Tra i punti forti bisogna segnalare l’opener “Stainless“, “Everything Ends” e “Deathly Route” che spiccano nel complesso; il disco soffre di un calo nella parte finale dove le canzoni iniziano a sapere di “già sentito” e a perdere la personalità che si poteva percepire nella prima parte del lavoro, essendo però la band ancora giovane vi sono ampi margini di miglioramento da questo punto di vista. Nell’album si possono trovare anche “Until Daybreak“, presa dal precedente EP e forse l’esempio più lampante della differenza tra i due lavori della band e un medley del primo disco, ovvero la conclusiva “What We Were” che però si rivela il classico riempitivo fine a se stesso.
“Path To Redemption” è un lavoro con più luci che ombre, le seconde causate forse dall’inesperienza poiché la band in questione è pur sempre alla prima fatica sulla lunga durata. Questo lavoro farà senza dubbio la gioia degli amanti del Death melodico più grezzo e magari anche del Black sinfonico: la band ha tutte le carte in regola per migliorarsi ulteriormente e limare le ingenuità commesse nel disco. I Frozen Hell si rivelano comunque un gruppo da tenere d’occhio.