Dalla California, irrompe una novità decisamente intrigante nel panorama musicale: si chiamano Forlesen e sono una band di nuovissima formazione; la lineup è composta da Ascalaphus (voce e chitarra), Bezaelith (voce, chitarra e basso) e Maleus alla batteria, membri provenienti da diverse band, tra queste Lotus Thief, Botanist e Kayo Dot.
“Hierophant Violent”, album d’esordio, in uscita il 18 aprile sotto la Hypnotic Dirge Records, è un lavoro composto da due tracce di lunghezza pressoché simile (intorno ai diciotto minuti l’una), per una durata di trentasei minuti. Un album nel complesso breve, ma che dà l’impressione di un tempo “fuori dal tempo”, indefinito, una durata che va disperdendosi catturando la concentrazione dell’ascoltatore e trasportandolo con sé in un viaggio di esplorazione di percezioni, sentimenti, scenari al di là dello spazio materiale e della realtà empirica. Un viaggio dalle tenebre verso la luce, dentro e fuori se stessi, che lascia totale libertà all’immaginazione e apre le porte all’ispirazione.
Così la band presenta il proprio lavoro, come “una miscela immersiva, ricca e psichedelica di dark ambient, epic doom, slowcore e black metal, concepito durante un periodo di enorme perdita personale ed emerso come qualcosa al contempo meraviglioso e terribile”.
Il titolo in sé concerne l’idea di mistero e scoperta di verità: “hierophantes” (dal greco arcaico) è un demiurgo con il compito di spiegare i misteri sacri e discernere le dottrine esoteriche; dall’ascolto e dalla lettura dei testi, di difficile interpretazione, emerge chiara la volontà di creare, con un mix perfetto di sonorità e influenze provenienti da generi differenti, un senso di straniamento e profonda immersione spirituale.
Sul piano puramente tecnico, le due tracce, “Following Light” e “Nightbridge”, sono l’una il seguito dell’altra, correlate da una fitta rete di rimandi melodici e semantici, per quanto concerne il contenuto dei testi. Il primo pezzo apre l’album con un’intro molto suggestiva, che immerge l’ascoltatore in un’atmosfera cupa, misterica e intimistica, prima di lasciar spazio a un cantato pulito e lento, una perfetta combinazione tra dark ambient e doom, con influenze epic e black. La parte strumentale è nettamente superiore al cantato, che tuttavia è di grande effetto, mescolando le due voci, maschile e femminile. Rispetto al brano precedente, “Nightbridge” si differenzia per l’atmosfera molto più cupa, che nell’intro fa da sottofondo angoscioso a un recitato sofferto e prolungato nella durata. La seconda parte del brano si colora di tinte spiccatamente melodic black: growl e scream volutamente raw e poco nitidi, che lasciano spazio a intervalli musicali molto intensi, per poi rallentare e abbandonarsi a un cantato soffuso e sussurrato nella parte finale del pezzo, di notevole resa.
In conclusione, “Hierophant Violent” è un lavoro che merita, sotto un aspetto prettamente musicale ma anche per la forte carica evocativa e l’impatto emotivo. Un esordio che lascia, senza dubbio, con buone aspettative.