A sei anni dalla loro fondazione, con alle spalle una demo e un EP, arrivano al debutto i Dwaal, formazione statunitense sotto contratto con Dark Essence Records. La loro proposta è un miscuglio di generi molto interessanti, visioni diverse che vedono il doom metal come fondamento stabile, e si intrecciano al meglio per mostrare come fin da subito questa formazione abbia molto da dire. “Gospel of the Vile” non si può identificare unicamente con uno stile, ma nonostante il suo carattere multiforme ci mette ben poco per catturarci con le sue atmosfere avvolgenti e ipnotizzanti.
In apertura troviamo la doppietta formata da “Ascent” e “Like Rats”, due brani che si completano nel migliore dei modi. Si possono percepire le sonorità funeree e tetre del doom, a cui si aggiunge un tocco aggressivo donato dalla voce di Bjørnar Kristiansen, che conduce a un avvicinamento sempre più marcato verso lidi tipici dello sludge. Un connubio che ha già trovato modo per esprimere il suo potenziale, e in questo contesto non fa altro che confermarlo. Questa partenza ci presenta i due estremi dentro cui stanzierà la quasi totalità delle scelte degli statunitensi nelle successive tracce, salvo lasciarsi andare a diversi settori dai toni post, in cui si notano delle melodie leggere e piene di groove, pause dal muro di riff lenti e abrasivi che regnano nel resto del disco.
Nella successione che ci porta alla finale e monolitica “Descent” troviamo pezzi dalla durata variabile. Le idee dietro alle canzoni sono eterogenee, talvolta più complesse e articolate, in altri casi più compatte e dirette, e il risultato è un’ottima amalgama tra le due parti.
“Obsidian Heart Burns”, acutamente inserita nella parte centrale del disco, si può descrivere come la composizione più ambiziosa tra le sei presenti, con il marcato divario tra i settori pacifici e cadenzati rispetto a quelli più grezzi, in cui si può notare anche un cantato vagamente diverso e più acerbo. Ogni pezzo ha il pregio di riuscirsi a inserire bene nel contesto, e anche i vari collegamenti tra brani successivi risultano azzeccati. Riprendendo in considerazione la canzone appena trattata, infatti, possiamo notare come la seguente“The Whispering One” presenti caratteristiche simili in partenza, per poi differenziarsi senza, naturalmente, intaccare il sound generale.
Infine, la già citata traccia conclusiva si avvale di scelte più lente e logoranti, vicine velatamente al funeral doom, per accompagnarci alla chiusura di questo lavoro molto curioso.
Considerando che ci troviamo dinanzi a un album debutto, si rimane davvero colpiti dalla varietà contenuta nella proposta e dalla maturità che traspare dalle scelte dei Nostri. Stiamo parlando di un lavoro che offre un susseguirsi di decisioni intriganti, ben equilibrate nell’ora di durata, riuscendo a suscitare sensazioni di diverso tipo. I Dwaal si muovono dai passaggi struggenti in cui regna lo sludge, a quelli più flemmatici tipici del post, senza mai dare l’impressione di essere poco ispirati, iniziando così la loro carriera con una notevole dimostrazione del loro potenziale. Disco da segnalare per gli amanti delle sonorità citate.