I Dun Ringill sono un guppo svedese con base a Gothemburg nato nel 2017, quando i The Order of Israfel hanno deciso di prendersi un anno di pausa e batterista e bassista hanno deciso di iniziare un nuovo progetto, a cui si sono aggiunti Tomas Eriksson dagli Intoxicate alla voce, Jens Florén dei LOMMI, Tommy Stegemann e Patric Grammann, entrambi alle chitarre. Il genere è una via di mezzo tra Rock e Doom Metal anni ’80, soprattutto per le ritmiche lente ma con riff accattivanti ed orecchiabili, con giri non molto complessi e relativamente leggeri. L’influenza dei The Order of Israfel è chiaramente riconoscibile ma si sente altrettanto bene che questi ultimi hanno una marcia in più e sono un po’ più vivaci, specie per quanto riguardo chitarre e voce. L’album è composto da 6 canzoni con una durata variabile dai 5 minuti e mezzo ai 9, per una durata complessiva di 41 minuti abbondanti.
Tra le canzoni rilevanti:
- Welcome To The Fun Fair Horror Time Machine: primo pezzo. La canzone più lunga dell’album, con ben 9 minuti abbondanti ad aprire l’ascolto. Un pezzo molto ampio e complesso, con tanti apporti musicali esterni tra cui strumenti a fiato folk e tastiere, in cui si sente più che in altri l’influenza Doom; anche se un riff un poco più veloce non avrebbe fatto male.
- Black Eyed Kids: seconda canzone dell’album. Un po’ più corto del pezzo precedente, un po’ più vivace ma altrettanto completo tra parti pompate e intermezzi lenti, con batteria di supporto, basso spesso e chitarre scatenate e praticamente onnipresenti che dispensano riff melodici e assoli.
Come esordio è un po’ debole e non ha ancora preso uno stile e una strada tutta sua rispetto ai gruppi di origine dei vari componenti, ma ci vorrà tempo per ciò, dopotutto il potenziale c’è. La componente folk tanto decantata è risibile, ma per il resto è godibile come album soprattutto dopo il primo ascolto, a parte i fan spassionati del genere a cui piacerà, ma senza urlare al capolavoro.