DOWNTOWN’S BAD COMPANY – È importante credere nel proprio potenziale

by Loris Clerico

I Downtown’s Bad Company sono una hard rock band torinese nata da pochi anni. Per chi non li avesse ancora ascoltati sulle piattaforme disponibili, si ispirano principalmente ad artisti come Danko Jones, Motörhead e Backyard Babies. Abbiamo avuto l’occasione di intervistare il cantante e chitarrista della band Alessandro Palma. 

Ciao Ale! Benvenuto su Metalpit.it! Come stai ? Come sta il resto dei Bad Company? A proposito come è nata la band?

Ciao! Stiamo bene dal punto di vista della musica, stiamo componendo, siamo contenti, ma siamo preoccupati dal punto di vista umano. Abbiamo fondato la band nel 2017, siamo amici al di là della musica e della band, non abbiamo particolari interessi in comune, ma prima di tutto siamo amici che si vogliono bene. Oltre alla musica, che per noi è la nostra vita, normalmente ci vediamo, usciamo insieme, quando andiamo in tour ci divertiamo sempre un sacco, senza fare cazzate, e sempre rimanendo rispettosi della gente che viene a vederci e dei locali che ci ospitano.

Immagino che il Covid-19 abbia avuto ripercussioni sulla band. Quando potrete tornare in tour secondo te?

Noi a gennaio 2021 avremmo un mini tour nel sud della Francia, so che è una zona poco colpita, e i gestori dei locali ci hanno detto “se non ci sarà il lockdown in quel momento potete suonare”, anche in Inghilterra, ma sarà poi ad aprile, quindi siamo più fiduciosi. In Italia avevamo poche date, tipo Rivarolo, Pinerolo sempre qui vicino, non si sa se si recupereranno o se si faranno… Mentre all’estero oltre quelle che ti ho già citato, abbiamo anche date in Austria e Germania, probabilmente se ne aggiungeranno altre. Date ne abbiamo, siamo molto contenti, ma non si sa quando si riprenderà.

Avete pubblicato “Lost Control” poco tempo fa e qualche altra canzone su Spotify. Farete anche un disco fisico o rimarrà tutto online, quindi su Spotify, Youtube ecc?

Allora al 90% se ne parlerà di sicuro, ma con calma… al momento abbiamo registrato un nuovo singolo e uscirà con un lyric video. Probabilmente nel 2021 faremo altre 5-6 tracce, e penso che nel 2022 faremo un disco fisico, quasi sicuramente uscirà anche un EP.

Tra l’altro il video del singolo “Lost Control” mi è piaciuto molto, è veramente bello! Con chi lo avete realizzato?

Il video l’abbiamo fatto con un regista/video maker di Torino, di mestiere fa anche altre tipologie di video, ed è molto bravo, ha molto talento, è professionale come pochi, ha un sacco di attrezzatura, tra l’altro è anche un nostro amico, infatti a livello di sceneggiatura e di regia se ne è occupato anche lui.

Parliamo dei testi, ti sei ispirato a film, libri, situazioni realmente accadute o sono completamente immaginari? Chi li ha scritti?

Allora, metà e metà, i testi li scrivo io, le canzoni le compongo in parte io, scrivo le idee, le porto in sala e poi ne discutiamo tutti assieme. Dei testi me ne occupo io, parlano di situazioni che ho vissuto io, situazioni reali, anche immaginarie,che potrei vivere… non si parla di dragoni, o di salvare il mondo. Sono prevalentemente biografici, ma solo in parte.

In futuro ti piacerebbe collaborare con qualche ospite speciale?

Al momento non ci abbiamo pensato, la mia opinione è che prima che una cosa di questo genere abbia un certo valore la band deve poter camminare con i propri piedi, cioè deve essere già un po’ affermata, deve avere un proprio nome, un suo seguito. Noi ce lo siamo fatto il nostro seguito, tant’è che a Vigone, in mezzo alla campagna, nell’ultima data abbiamo fatto un sold out che per noi è stato un bel risultato. Non è abbastanza per fare un discorso del genere, ma più avanti sarebbe figo collaborare con un nome abbastanza grosso e conosciuto, però per ora non ne abbiamo parlato.

Come vedi il futuro della musica? In base ai decreti emanati dai governi e alle decisioni prese dagli organizzatori e promoter di live nei confronti delle band?

Diciamo che per un bel po’ di tempo, bisognerà capire e lavorare online. In Italia è pieno di band che, aldilà di questa situazione e DPCM vari, fanno fatica a portare le persone ai loro concerti, secondo me le band devono fare un lavoro attento e certosino sulle piattaforme online. Per quanto riguarda il nostro andare all’estero… non siamo un nome grosso come i Led Zeppelin, ma quando ci mettiamo a fare le cose, alla fine riscuotiamo successo. Quindi credere nell’online e credere nel successo. So che sembra una frase motivazionale, ma è così. Se due anni fa mi dicevi che avremmo fatto dieci date all’estero con un progetto del genere io ti avrei quasi riso in faccia, o comunque non ci avrei creduto più di tanto, la vedevo improbabile come cosa. Noi abbiamo il nostro batterista Marco Ryde che si occupa di queste cose, è molto bravo ed attento, è sempre sul pezzo, anche prima del Covid, secondo me stiamo crescendo tanto proprio per il lavoro attento che stanno facendo sia lui che Davide, anch’io in parte, ma alla fine curo di più l’aspetto della musica, mentre loro curano l’aspetto online della band. Siamo una live band che sta sempre sul pezzo, altrimenti non andiamo da nessuna parte.

Quali sono i cambiamenti positivi e negativi che il mercato musicale ha portato negli ultimi anni secondo te?

Partiamo da un presupposto: il full length non se lo caga più nessuno. Il disco sia fisico che no, anche il concetto di album di per sé sta passando in secondo piano, anche se io faccio parte della generazione degli anni ‘80 e ci sono affezionato. Per il resto, ci hanno scritto i festival grossi da 40/50.000 persone, ma anche quelli da 3/4.000 persone facendoci i complimenti, ma senza album non possono inserirci nella line-up. Come fanno altre band faremo anche noi, tirando fuori tanti singoli, e qualche LP ogni tanto. Una volta io risparmiavo per comprare il disco degli Iron, o dei Guns, ma oggi sono in pochi che fanno ancora così. Faremo il disco fisico in vinile semmai, lo faremo ma sarà per i fedelissimi, per chi viene a vederci live, è più una cosa per sostenerci economicamente.

Quali sono le band del tuo background musicale?

La mia band del cuore sono i Guns n’ Roses, poi il mio background è formato da Hellacopters, Motörhead, Iron Maiden, Megadeth, Danko Jones, Beatles, Motley Crue, Led Zeppelin, Pantera, Metallica, Accept… diciamo i Monsters of rock…e potrei dirtene altri 100 (ride).

Ci sono band (heavy metal, thrash metal, hard rock ad esempio) che vorresti consigliare ai nostri giovani lettori? Sia emergenti, che già note.

Dunque, band emergenti i Five Ways To Nowhere, e un’altra band di cui mi è piaciuto molto l’ultimo lavoro sono i Black Stone Cherry, poi ci sono i Danko Jones che apprezzo molto e consiglio vivamente a tutti, loro hanno le potenzialità per diventare davvero una grande band. Tra l’altro ci hanno commentato un video di una cover che abbiamo fatto di una loro canzone, ecco loro sarebbero un ottimo gruppo con cui sarebbe bello collaborare e semmai fare qualche data live… tra l’altro il bassista è calabrese, ed io sono metà calabrese. (ride) Sai nella vita tutto può succedere, con i Roadless ho fatto da spalla a Gilby Clarke (ex-Guns n’ Roses) ed è stata una cosa stupenda!

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