I Downfall of Gaia hanno costantemente prodotto del post black metal di alta qualità sin dalla loro fondazione nel 2008. Raramente hanno perso mordente da allora e con “Ethic of Radical Finitude”, il loro quinto lavoro, hanno ancora una volta dimostrato di essere padroni del genere e di non aver la benché minima intenzione di mollare o realizzare album a tempo perso.
Il suono di questo “Ethic of Radical Finitude” è essenzialmente un intruglio di post black, riff black metal, striscianti montaggi post metal e riecheggianti melodie che rendono questo disco molto più atmosferico rispetto ai precedenti lavori. La solenne “Seduced by…” ci introduce il disco con suoni surreali che vanno a creare un’aria tetra e oscura. Una volta settato il clima adatto, la traccia successiva “The Grotesque Illusion of Being” apre le danze con blast beat e chitarre distorte in puro stile black metal. Qui sentiamo per la prima volta la voce, di chiara influenza hardcore, di Dominik con scream struggenti che riescono a trasmettere rabbia e la giusta intensità alla traccia.
L’interludio è la classica “quiete prima della tempesta” con parti strumentali acustiche ben eseguite e ispirate che vanno a infrangersi nel finale esplosivo della canzone. Le seguenti tracce mostrano come la band abbia cercato d’incorporare nuovi elementi e più varietà nel loro lavoro: “We Pursue the Serpent of Time” trascorre i suoi primi minuti con una lunga intro di chitarra elettrica, prima di spingere il ritmo sempre più velocemente. Nella prima metà di questo brano sentiamo la voce in pulito: una parlata drammatica che conferisce una certa eleganza al brano, il tutto accompagnato dalla variegata batteria. A proposito di batteria: Michael Kadnar è una boccata d’aria fresca nelle percussioni black metal: i suoi blast beat sono parecchio dinamici, il suo modo di suonare e costruire riempimenti mi ricorda molto più un Ben Koller (Converge) o Nick Yacyshyn (Sumac) rispetto ai batteristi black metal.
Nonostante l’ottimo lavoro di Michael, i veri protagonisti di questo album sono comunque i chitarristi Marco Mazzola e Dominik che riempiono questi 40 minuti con alcuni dei riff e delle melodie più ispirate della carriera dei Downfall of Gaia. Le loro transizioni sono sempre fluide e le loro idee sono realizzate in maniera molto convincente, andando a innalzare ulteriormente la qualità di questo prodotto.
In conclusione, i Downfall of Gaia si sono superati con un’uscita che semplicemente può essere definita come la loro miglior creazione. Benché i due precedenti lavori non pecchino certo sotto l’aspetto qualitativo, “Ethic of Radical Finitude” è un lavoro profondamente ispirato e creato su livelli compositivi superiori: molto più personale, con avvenenti idee e una produzione ottima. Da non perdere.