Dopo i due singoli Hate Inside e Currency of Life, pubblicati quest’anno, i Dissector hanno pubblicato il loro secondo album (se si escludono le compilation e i 6 EP).
Si tratta di un album di 52:39 minuti suddivisi in 12 canzoni, tra cui ci sono anche i singoli usciti accennati prima, che hanno una durata tra i tre minuti e mezzo ai 5 minuti abbondanti. I suoni sono puliti e il missaggio non ha grosse mancanze; per il genere si parla di melodic death con tracce di nu metal, symphonic e il groove in alcune tracce è tipico del thrash metal, ma i ritmi sono poco più lenti; la batteria è ritmata e precisa, la voce potente, le chitarre onnipresenti e dispensatrici di melodie originali in vari pezzi, mentre il basso ha invece ha un volume altalenante tra un pezzo e un altro, tra l’inudibile ed il preponderante. Questo album è nato in collaborazione con molti artisti esterni che però non hanno alterato lo stile di base dei Dissector, se non nella ultima canzone.
Tra le canzoni rilevanti:
- Mercy: primo pezzo dell’album. Intro particolare in tanto di colpo di pistola realizzato da Randy Gerritse, poi l’inizio vero e proprio incalzante, assolo lento ma orecchiabile, ritornello e conclusione potenti e contagiose prima dell’outro di Gramie Dee.
- The Deep: nona traccia. Intro melodico gradevole, ritornello orecchiabile, assolo di Lauri Tuohimaa nel finale tanto potente quanto breve; il pezzo riesce a dare un’atmosfera particolare, soprattutto nel ritornello, con chitarra e voce in primo piano che dà la voglia di riascoltarla di nuovo finito l’album.
- Currency of Life: decimo pezzo dell’album. Intro interessante, riff orecchiabile, il tutto accompagnato dalle tastiere di Max Delmar che conferiscono, assieme all’assolo di Marcel Staub, quell’atmosfera particolare che la contraddistingue dalle altre canzoni. Non è che sia la canzone calma dell’album perché questo appellativo lo meritano di più altri pezzi, ma questa è più spostata sul symphonic.
- Invisible Lives: ultima canzone. In pratica è un outro dell’album con ritmi calmi e melodie rilassanti senza rinunciare a suoni pesanti delle chitarre, mentre il basso va e viene; inoltre la voce soave di Rachel Grench riesce a dare quella marcia in più rendendo questo pezzo commestibile per un’ampissima gamma di orecchie.
In poche parole si può dire che i Dissector si sono evoluti ulteriormente rispetto a qualche anno fa affinando suoni e esplorando unioni di più generi musicali, dando quasi un’ora di death metal insolitamente leggero e melodico. Merita soprattutto verso la fine senza trascurare i singoli pubblicati in precedenza.