“The Ground Collapses“, il terreno collassa!
Si disintegra sotto i nostri piedi. Così l’immagine di un mondo distrutto, in rovina, fa da apripista al decimo album dei tedeschi Disbelief. Potenti, massicci, forti di quella capacità di fare death metal da triturare le ossa, consapevoli che, quella voragine, riusciranno a sormontarla a suon di rif solidi e blast beats. Formatasi nel 1990 grazie al cantante Karsten Jäger, al chitarrista Oliver Lenz ed al batterista Markus Gnap, la band dimostra fin da subito di poter superare ogni cataclisma, a partire dai continui cambi di lineup che ne accompagnano il cammino, fino a quella solidità granitica che, ad oggi, pregna il loro ultimo disco di sonorità distruttive e funeree come non mai.
Ogni componente sa incidere in modo intelligente, e lo dimostra con millimetrica perizia sin dalla monumentale title-track. La potenza del riffing è prorompente, incalzante ad ogni vibrazione, con le chitarre di David Renner (ex Painful) e Markus Pack (ex Verdict) che non fanno prigionieri, incatenando l’ascoltatore ad un muro ritmico travolgente, guidato dalla meticolosa precisione di Fabian Regmann. A completare la demolizione uditiva, l’ugola brutale e cupa del suddetto Jäger, a detta di chi scrive molto simile al mostruoso Maurizio Iacono (Kataklysm), ottima per del sano headbanging! La monoliticità della band incalza sovrana, traccia dopo traccia, e la mastodontica “The Awakening” ci ricorda che non c’è spazio per i deboli di cuore.
Possiamo quindi inneggiare al capolavoro death metal? Purtroppo “Non è tutto death quello che suona!” e pezzi come “The Waiting“, “Colder Than Ice” e la conclusiva “Kill’s Ending”, non apportano niente di veramente corposo, almeno a detta di chi scrive, al resto dell’opera. Menzione d’onore va sicuramente alla bellissima “Hologram For The Scum“, dove di nuovo ogni componente sfoggia il meglio del proprio repertorio, donandoci una nona traccia degna di nota.
Concludendo, con “The Ground Collapses”, i Disbelief danno vita ad un’opera di un death metal a tratti veramente molto valido e convincente, arricchito da note doom sempre ben bilanciate. Travolgente, incalzante e potente come piace a noi appassionati, ma che finisce affondando in quel terreno che, inesorabilmente, collassa senza controllo.