L’attesa è stata lunghissima, ma ne è valsa veramente la pena. Dopo un fortunatissimo album come “Abrahadabra” e, a seguire, una pausa artistica prolungata all’inverosimile, tornano alla carica in piena formazione live, con questo “Forces of the Northern Night“, i paladini norvegesi del Symphonic Black Metal: i Dimmu Borgir.
Dopo l’esperienza personale di uno dei loro ultimi concerti, non posso che esprimere il mio giudizio più che positivo su questo album. In studio sono dei veri e propri mostri della tecnica e della sinfonia, dal vivo invece si possono definire in un solo modo: delle macchine da guerra! Questo album live fa capire molto della band capitanata da Shagrath e soci, che dopo 7 anni di silenzio non hanno perso un minimo di aggressività, potenza e precisione. Come seconda cosa invece, ci danno ancora di più la conferma che la musica sinfonica con orchestra e il black metal si sposano benissimo in sede live, anche se non è cosa facile e non tutti riescono a raggiungere così elevati livelli di composizione e intreccio. Fa da colonna portante la presenza della Norwegian Radio Orchestra, che risulta impeccabile e di grande impatto sia in studio che in questo disco dal vivo. Già dai primi secondi del disco e con l’apertura di “Xibir“ (nonché apertura anche dell’album “Abrahadabra”) veniamo subito catapultati all’interno di un film, visto che la potenza sinfonico/melodica è a livelli altissimi, omaggiando il pubblico e gli ascoltatori con questa “opening intro” che potrebbe tranquillamente essere una colonna sonora tratta dalla saga del Signore degli Anelli, per la sua epicità, per la sua melodia fantastica e sognante. Innegabile anche il brivido che regala il pubblico in trepidazione, ma bastano le prime note della chitarra a dare il via a tutto e lo spettacolo comincia. Parte il tutto da “Born Treacherous“, dove l’orchestra e i Dimmu ci accompagnano in un mondo fatto di armonie gloriose e allo stesso tempo di guerra e sofferenza. La carica di Shagrath è a livelli insormontabili, contornato dal coro che con i controcanti riesce a rievocare per certi versi anche i Carmina Burana di Carl Orff. Segue “Gateways“, per me uno dei pezzi più belli della carriera della band, che vede in sede live anche l’intervento vocale potente di Agnete Kjolsrud. “Dimmu Borgir“ è presente in due diverse versioni, la prima in chiave totalmente strumentale, che fa esplodere tutto ciò che di glorioso e sognante si racchiude in questo brano. Appena l’ultimo accordo tende a sbiadire in un diminuendo, riparte totalmente da capo con la band che riprende possesso del palco. Ascoltare il brano in versione strumentale e a seguire nella sua veste originale, fa sì che l’ascoltatore venga totalmente catapultato in un cortometraggio dove l’immagine principale sono guerre a cavallo, attacchi, cavalieri. Seguono “Chess with the Abyss“, “Ritualist“, “A Jewel Traced through Coal” dall’ultimo album, per accompagnarci in una nuova avventura sinfonica (dall’album “Death Cult Armageddon”) chiamata “Eradication Instinct Defined“, dove l’orchestra prende completamente possesso del palco, riportandoci all’istante in un’altra dimensione ben precisa: quella della Terra di Mezzo di Tolkien. Il percorso musicale continua con “Vredesbyrd” e “Progenies of the Great Apocalypse“ e, a seguire, con “The Serpentine Offering“, che regala un meraviglioso flashback musicale dell’album “In Sorte Diaboli”: già dalle prime note è facile immaginare scene di cavalieri in marcia e di crociate.
In questo live i Dimmu Borgir non si sono risparmiati minimamente sulla scelta della scaletta orchestrale, visto che successivamente riescono a sbatterci indietro nel tempo con l’opener di “Puritanical Euphoric Misanthropia”, “Fear And Wonder“, momento sinfonico di grande impatto, per poi arrivare a “Kings of the Carnival Creation“. Lo show prosegue con “Puritania“, un brano di breve durata in cui i Nostri riescono a riportare senza compromessi la durezza, la tecnica (in particolare chitarra e batteria al limite della perfezione) che da sempre li contraddistingue e regalandoci una voce di Shagrath completamente filtrata. Immancabile il brano “Mourning Palace“(unico brano riproposto da “Enthrone Darkness Triumphant”) oramai diventato un must per tutti i fans. Chiude in modo magistrale questo concerto “Perfection of Vanity“ come il portone di un mondo magico e glorioso.
Una produzione eccelsa, tecnica da vendere, stacchi e cambi di tempo precisissimi, da far tentare il suicidio a qualsiasi metronomo. I Dimmu Borgir sono tornati alla grande, più carichi che mai e anche questa volta non hanno deluso le aspettative! Sicuramente un album live da avere, per chi li conosce e non si perderebbe niente dei Dimmu, ma anche per chi si vuole addentrare nel black metal sinfonico e di altissimo livello. Attendiamo adesso il nuovo album di inediti che vedrà la luce all’inizio dell’autunno, intanto la recensione si chiude con un caloroso e sentito applauso. Bentornati Dimmu!