Nati in quel di Ladispoli (Roma) nel 2009, i Dharma Storm sono una band che si definisce symphonic metal, pur manifestando l’influenza di generi quali il folk, il thrash e il prog. Dopo il consolidamento della lineup avvenuto nel 2011, il quintetto ha partecipato a numerosi eventi sul territorio nazionale, arrivando a pubblicare il primo EP “Mind’s Storm” nel 2014, per poi supportare una data di Pino Scotto nel gennaio 2017. “Not An Abyss Prey” è il primo full-length della band romana: un’autoproduzione uscita lo scorso 16 gennaio la cui promozione è stata affidata a Red Cat Promotion. Da qualche tempo è inoltre online il singolo “Blackout“, reperibile a questo link.
Fin dal primo ascolto, la cosa che risalta subito nelle orecchie è la qualità “casereccia” della produzione, ovvero un mixaggio e un editing generale a livelli mediocri. Voce e batteria sono le prime a soffrirne, così come gli arrangiamenti più epici, azzoppati da orchestrazioni plasticose. L’album sembra più una demo che un prodotto finito, ed è con questo spirito che intendo recensirlo, poiché altrimenti la valutazione ne risentirebbe ulteriormente. L’opener “Immortal Crew” manifesta sin da subito la miscela di generi che muove i musicisti romani, partendo con un intro quasi cinematografico per poi passare a una cavalcata piratesca e, infine, staccare con un intemezzo folk al minuto 05:23. Neoclassicismi appaiono invece al minuto 05:00 della successiva “Night of The Burning Skulls“, mentre è uno psichedelico motivetto circense a spezzare “The Possessed One“. “Across The Line of Time” ed “Emerged” presentano uno stile che può ricordare le ritmiche degli attuali Xandria, dove della prima ho apprezzato l’idea dell’intro su arpeggio atmosferico che poi si traduce in un ritmo cadenzato. Non manca il pezzo strumentale di oltre 10 minuti, “Live together… Die Alone“, sinfonico, anch’esso un po’ neoclassico e prog, con tutta probabilità la traccia più ispirata ed efficace dell’album.
Arrivato alla fine del disco devo purtroppo ammettere che questo “Not An Abyss Prey” non mi è piaciuto principalmente per due motivi (non tenendo conto, come detto, dell’editing audio). Primo, perché ho il timore che la voce di Marco De Angeli sia carente in profondità e potenza di per sé, e non per colpa esclusiva della produzione. I cori sono inoltre tutti da rifare, e negli sporadici spezzoni in growl si sente un certo sforzo. A livello di composizioni, invece, sussiste il problema dell’integrazione tra vari generi e riff molto spesso scontatissimi. Anche in questo caso, la mia paura è che nemmeno con i migliori suoni campionati si riuscirebbe a ottenere una proposta superiore alla sufficienza.
Questo il mio parere personale, che lascio con l’augurio per i Dharma Storm di riuscire a fare ordine nelle proprie idee e utilizzare al meglio le proprie capacità.
PS.
Horns up per la cover di “Madre Tortura“, piccola chicca live che stringe il cuore, ascoltabile QUI.