Con il loro album d’esordio, “The Art of Morphology”, in uscita il 30 marzo 2020, i Dawn of Ouroboros si presentano come una novità interessante per la scena Progressive Death/Black internazionale. Un lavoro fresco, dal sound originale, piacevole da ascoltare e capace di incontrare i gusti di un pubblico vario e aperto, grazie al pregio, direi, di essere caratterizzato da molteplici e differenti influenze. Come afferma la band, “l’obiettivo di questo album è stato trovare una nostra voce e sperimentare apertamente con sonorità, emozioni e chimica, in un tutt’uno. Riteniamo che la nostra musica possa essere identificata come Progressive Black Metal, ma ad ogni modo è liberamente interpretabile dall’ascoltatore”.
Fondati dal chitarrista Tony Thomas e dalla vocalist Chelsea Murphy, i californiani Dawn Of Ouroboros hanno preso forma nel corso di diversi anni, fino a trovare una solida formazione sul finire del 2018, con David Scanlon al basso e Ron Bertrand alla batteria. Finalmente al completo, nell’estate 2019 sintetizzano in studio la loro fusione di varie influenze e ispirazioni, dando vita a una produzione estremamente eterogenea, armoniosa e unica, che fa emergere costantemente le differenti sfumature che caratterizzano la loro musica: una splendida tecnica che combina Progressive Death Metal e Post-Black, in un’atmosfera evocativa e straniante che accompagna l’intero lavoro.
Il primo brano, “Revivified Spirits”, apre l’album con un’intro suggestiva, che accompagna dolcemente l’ascolto con un richiamo naturalistico, sul quale a poco a poco si dipanano la melodia e un recitato sussurrato; verso la metà, il pezzo esplode e assume una carica fortemente black, con un growl profondo e un crescente blastbeat. Non male, come prima traccia. A seguire, con “Pinnacle Induced Vertigo”, emergono da subito chiare influenze Prog e Death; parti più intense in growl lasciano spazio a un ritornello dal cantato pulito e dolce, fino alla chiusura placida e calma del pezzo. Segue un breve intermezzo di pianoforte, “Gateway to Tenebrosity”, che ben si unisce, seppur con qualche lieve discrepanza, all’intro del brano successivo, “Lunar Cathexis”, quarta traccia, una fusione molto melodica di Black e Death. I brani seguenti maturano via via di intensità: “Spiral of Hypnotism” e “Serpent’s Charm”, pezzo dalle maggiori influenze Black, sono vividi esempi della versatilità di questi artisti, tanto nel cambiare stili e registri musicali in tempi rapidi (eccellente, a riguardo, la performance vocale di Chelsea Murphy) quanto nel combinarli armoniosamente insieme. “Sorrow’s Eclipse”, in penultima posizione, è il pezzo dalla durata maggiore (quasi nove minuti) che sintetizza e racchiude tutte le caratteristiche già evidenziate, ed è il brano che maggiormente mi ha convinta nel dare un giudizio positivo a questo lavoro. Per finire, “Valiant Abscond”, ultima traccia, interamente strumentale, recupera il mood atmosferico e melodico dell’intero album.
Non posso che dare un giudizio positivo a questo lavoro e ai Dawn of Ouroboros; un debutto interessante che promette bene e crea buone aspettative per la produzione successiva.