Se volete un mondo molto lontano da tutto, dove regna l’oscurità, la nebbia e la fine di ogni speranza, allora qui siete i benvenuti. Per entrarci dovete andare dritti verso quella lampadina in fase di deterioramento e una volta varcata la soglia dovete esser pronti a lasciarvi alle spalle ogni tipo di voce, canto, cori e in particolare dimenticarvi della luce. Ciò che prevale in questa terra dannata chiamata “Stone and Death” è il il perfetto connubio tra suoni, immaginazione, oscurità e incubo.
Già dalla prima traccia “VIII” possiamo subito apprendere di che pasta è fatto DaRKRam: ci dà subito il benvenuto, infatti, con una tromba effettata con distorsori, che parte in sordina e ci accompagna in questo affascinante mondo fatto di ambient e di suoni che solo la mente umana può percepire in modo strettamente personale. Sono immagini distorte, come uno schermo non funzionante, come un film tetro in bianco e nero di una VHS corrosa, all’interno di una stanza illuminata da quella candela spenta chissà da quanto tempo. L’ambiente è oscuro e seguire questo percorso non è certo rassicurante, specialmente se riusciamo a percepire il rumore delle onde di un mare nero, non molto lontano, mentre ad un tratto ad accompagnarci c’è solo il suono di un flicorno e una tromba, che provengono da quel giradischi all’interno di quella casa oscura e abbandonata con le finestre e la struttura completamente distrutte. Cielo senza stelle, senza la luce lunare, un mondo fatto di respiri cupi di vento, spicchi di suoni infernali e freddo che ti entra all’interno. Descrivere in particolare ogni traccia di questo album non è assolutamente facile, visto che è un viaggio continuo attraverso questa terra per dannati. Ogni traccia ha una sua ben diversa ambientazione, ma non riesce mai a lasciarti speranza e scampo. L’immagine strettamente personale di questo film (perché è giustissimo definirlo tale) è il prendere possesso di un incubo, un sognare in modo tetro e sinistro. Essere noi i capitani delle immagini che vogliamo vedere e non vedere. Questo è DaRKRam. Questo è l’artista che mancava, quello che con i suoi suoni e i suoi flashback sonori ti lacera il cervello e ti entra dentro prendendosi tutto ciò che c’è da prendere. Il dark ambient ha molti nomi noti, e questo disco non ha niente da invidiare a artisti del calibro di Nordvargr, Aegri Somnia, Noctumbria, Dahlia’s Tears. Finalmente in Italia abbiamo il nostro Atrium Carceri!