I Currents sono un quintetto metalcore del Connecticut, con all’attivo un paio di EP e qualche singolo. In questo 2017 compiono il grande passo pubblicando il loro primo full length: a prima vista, la copertina grigia e nebulosa è molto evocativa e, insieme al titolo “The Place I Feel Safest“, fa da antipasto a quello che andremo ad ascoltare per i prossimi 51 minuti: Mi aspetto un metalcore moderno, influenzato dall’hardcore, e da questo punto di vista non vengo deluso.
“Apnea“ e “Tremors“ aprono le danze: la prima inizia benissimo, la voce si diletta in quella mezza via tra il growl e lo scream alla Sam Carter (Architects), le chitarre eseguono riff molto complessi e creativi come potremmo sentirle in un disco dei Within The Ruins, mentre basso e batteria mantengono la ciccia. Un crescendo di qualità, quando all’improvviso il brano termina. Stessa cosa per il pezzo successivo e quello dopo ancora. È stato un vero peccato castrare dei pezzi che promettevano bene per songwriting e impatto sonoro.
Ho cominciato a pensare che tutto l’album procedesse con questo andazzo, ma per fortuna i ragazzi si riprendono verso la metà del disco portandosi verso lidi meno djent e più hardcore, ma mantenendo comunque la grinta e la creatività. Raggiungono l’apice su “Forget Me“ e “The Place I Feel Safest“, dove la voce del cantante Brian diventa anche pulita dando prova di abilità vocale, mentre le chitarre eseguono riff più lineari e incentrati sulla melodia.
Concludendo, tutti i brani sono abbastanza corti (con una durata media di 3:30) e molti come dicevo sembrano troncati a metà. Nonostante questo, l’album ascoltato interamente potrebbe annoiare i meno appassionati di questo genere in cui negli anni ormai è stato detto tutto. La sufficienza i Currents se la sono guadagnata per l’ottima produzione e per l’abilità con cui si muovono tra le varie sfaccettature di hardcore, djent, metalcore, anche se focalizzarsi su un aspetto solo potrebbe aiutarli ad emergere.