Dal Belgio ci arriva un’altra band del movimento black metal, i Cult Of Erinyes, con il loro terzo album in studio, “Tiberivs“. Leggendo i titoli delle canzoni mi era sorto un dubbio ma il contenuto del presskit me lo conferma: tra le mani ho un concept basato sull’imperatore Tiberio, quindi collocato nell’epoca romana. Nell’intervista allegata, il chitarrista Corvus dice che ogni canzone, riff, tema e quant’altro è scaturito dal suo immergersi mentalmente e spiritualmente in un’altra epoca. Il sovracitato presskit mi dice anche che la band si distingue nel panorama black per gli ambienti “ritualistici”, dove la musica è solo un mezzo per raggiungere una verità più alta. Incuriosito, inizio ad ascoltare.
L’album si apre con un brano strumentale che effettivamente presenta ottimamente un’ambientazione persa nel tempo: si sentono suoni di fuoco ardente, una voce narra e ci introduce alla seconda canzone. “Nero (Divine Providence)” è il pezzo che vale (e che riassume) tutto il disco nel giro di 7 minuti. E riassume anche i canoni del black metal per come siamo abituati a conoscerlo grazie a band come Dark Funeral e Watain, per citarne alcuni. La traccia 5, “Loner“, addirittura ricorda gli Slayer. Questo è il pregio e anche il difetto del lavoro dei Cult. Non mancano ritmiche veloci e inferocite unite a linee melodiche e suoni più ambient, scream e voci gutturali come se piovessero, il batterista non ha paura di usare il blastbeat (seppur penalizzato dalla produzione, nelle sezioni più “dense” il rullante si perde nel mix)… Ma alla fine dei vari ascolti, non mi è rimasto nulla che mi facesse dire “caspita, finalmente qualcosa di nuovo”. Il disco comunque si lascia ascoltare senza troppi problemi anche se l’ordine delle canzoni non è sempre fluido e lineare, trattandosi di un concept mi aspettavo una certa unità.
Riassumendo: bello ma non bellissimo, spero che col cambio di line-up (arriverà alla voce Déhà, già cantante per Yhdarl, Maladie, We All Die) i Cult Of Erinyes riescano a trovare una personalità propria capace di spiccare nella scena