Tra le numerose realtà italiane promettenti in ambito Death Metal, i Coram Lethe sono riusciti spesso a far parlare bene di loro, rilasciando cinque album in quasi venti anni di attività e riuscendo a mantenere un buon livello in modo costante durante la loro carriera.
Sei anni dopo l’uscita di “Heterodox” è giunto il momento per i toscani di pubblicare il suo successore, questo “In Abscence“, il quale ha come obbiettivo il confermare come il quintetto sia una realtà di spicco per la scena nostrana.
Ciò che si fa notare fin da subito in questo album è un lieve cambiamento di stile da parte della band, la quale si concentra su una proposta più aggressiva e schietta rispetto a composizioni passate che davano molta importanza a passaggi Progressive (i quali comunque sono presenti in certi frangenti).
Basta un ascolto rapido di un qualsiasi pezzo degli otto totali, per capire come la qualità di produzione del disco sia stata curata in modo meticoloso e dettagliato, ottenendo un ottimo risultato che fa immedesimare ancora di più nella musica dei Nostri.
In quasi vent’anni di carriera il quintetto è sicuramente maturato rispetto agli inizi, e questo fattore è tangibile prendendo in considerazione il songwriting di questo “In Abscence”, il quale è molto vario, passando da tratti particolarmente tecnici e con tocchi Progressive, a momenti più aggressivi e vicini al Black Metal, senza distaccarsi troppo dal Death Metal classico che contraddistingue l’album. Inoltre, la produzione in questione segna il debutto di Giacomo Bortone con la formazione, e proprio la sua voce è uno dei fattori che contraddistingue in modo positivo il tutto, non facendo rimpiangere chi l’ha preceduto.
Tra i brani che lasciano maggiormente il segno, salgono in cattedra “Food for Nothingness“, canzone molto aggressiva e prepotente dove i Nostri vanno a proporre un Death Metal spietato e diretto, dall’effetto immediato, “Pain Represents Pained Representatives” e “To Rise Again“, pezzo più variegato del complesso.
“In Abscence” per certi elementi può presentarsi come un disco atipico, ma ascoltandolo più volte e con attenzione si può concepire il suo effettivo valore: nonostante la band abbia modificato leggermente il suo stile, il risultato non ne ha risentito, e i Coram Lethe si confermano come una delle realtà più interessanti del Death Metal italiano.