I CICONIA sono un gruppo proveniente da Valladolid, nella Spagna settentrionale, dedito ad un rock/metal interamente strumentale. Winterize è il loro secondo lavoro, se si esclude un EP contenente tre remix di brani del primo album (The Moon Sessions, uscito nel maggio 2014, portato dalla band live in molti paesi europei; l’EP, invece, è del 2015 e si intitola The ‘Z’ Sessions). Nel full-length precedente, i componenti risultavano essere quattro, mentre in Winterize la formazione si è ridotta ad un terzetto.
Il sound dei Ciconia cerca di essere molto variegato, amalgamando moltissime influenze diverse: si passa da melodie delicate ed atmosferiche a riff più complessi e tirati, ci sono spruzzatine di un progressive (ciò si nota anche nella durata piuttosto lunga di diversi brani) più orientato alla velocità che ad una complessità ritmica, momenti simil-shoegaze e sperimentazioni alla Cloudkicker di più ampio respiro, schitarrate più heavy e intermezzi classicheggianti. Tutto questo pot-pourri si riscontra già in The Moon Sessions, ma appare più sviluppato in Winterize. Sulla copertina e all’interno del disco troviamo delle foto d’epoca che raffigurano luoghi, persone e attimi di vita rurale della Sanabria, area montuosa della Spagna nordoccidentale; attraverso qualche riga in un inglese impreciso, i Nostri dichiarano che desiderano evocare tramite la propria musica questa dimensione arcaica, ormai quasi completamente perduta. Winterize è concepito come se fosse un’unica canzone, divisa in dieci sezioni separate.
La terza traccia, Limbus, è un ottimo esempio della poetica dei Ciconia; nella sua struttura si possono riscontrare molti elementi costitutivi dell’approccio musicale del terzetto, compreso un grazioso adattamento dall’opera classica La Musica Notturna delle Strade di Madrid dell’illustre compositore Luigi Boccherini. Il secondo ed il quarto brano, rispettivamente Eloina’s Inn e Scarsman, mostrano invece anche il lato più galoppante e prog, così come la penultima Fiadeiro, che pur non essendo tra i brani più lunghi, si può interpretare come un’equilibrata mini-suite.
Le premesse sono decisamente buone ed affascinanti; il risultato, però, ne è all’altezza solo in parte. La volontà di combinare così tante influenze diverse, a volte, appare un po’ artificiosa e le varie componenti non suonano del tutto ben amalgamate; la composizione e gli arrangiamenti rivelano delle idee davvero interessanti, ma non sempre sviluppate a sufficienza, risultando occasionalmente noiose. In quanto band esclusivamente strumentale, queste problematiche emergono ancora più evidenti. Rispetto al primo album, riteniamo che ci siano stati comunque degli sviluppi più consapevoli; non resta, dunque, che aspettare un seguito da parte degli spagnoli.