CENDRA – Metal Punk

by Sara Tracogna

Abbiamo tra le mani il terzo full-length del terzetto spagnolo CENDRA: dopo Sang, Suor i Alcohol del 2013 e 666 Bastards del 2015, la band ritorna con un’inequivocabile dichiarazione d’intenti dal titolo Metal Punk. I tre di Barcellona non hanno grosse remore a mostrarsi disagiati, ribelli e ben poco tolleranti nei confronti tanto della società quanto delle moderne convenzioni musicali: sbattono in faccia all’ascoltatore un furioso misciotto di punk, thrash metal, crust, qualche spruzzatina blackeggiante ma soprattutto tanto, tantissimo grezzume.

Non si può, pertanto, parlare di un’evoluzione stilistica vera e propria rispetto alle opere precedenti, anche se in questo nuovo lavoro il gruppo si dichiara ancora più dedito alla ricerca di atmosfere sudicie e oscure. Impossibile dichiarare che i Nostri non siano riusciti nel loro intento. I brani sono undici e hanno durata piuttosto breve: in totale si resta appena sotto la mezz’ora, che basta e avanza per apprezzare la pura cinghialaggine di questo disco.

L’album parte subito a manetta con Maniac Homicida, che già contiene gli ingredienti che caratterizzano tutti i brani dei Cendra: alta velocità, riff luridi ed ossessivi, suoni zanzarosi e crudi, assoli che si possono definire solamente brutti e voce grindcore da gargarismi al sapor di gasolio con un bizzarro riverberone d’altri tempi. La quinta traccia, dal titolo trasparente e quasi poetico Tu-Pa-Tu-Pa!!! procede nella medesima direzione e viene seguita dalla breve e vigorosa Antisocial e dal brano omonimo all’album, Metal Punk, dai buffi coretti sul ritornello. La degna chiusura ignorantissima si intitola Sense Objectius e fa venir voglia di scapocciare e sbraitare senza ritegno, dissolvendosi in un outro piuttosto inquietante.

L’album non si può certo definire bello né originale, non apporta niente al mondo musicale odierno. Eppure, non ci sentiamo di biasimare il terzetto spagnolo, anzi: i Cendra hanno tutta la nostra stima per il loro modo anacronistico di essere diretti e senza peli sulla lingua, di suonare (se così si può dire!) qualcosa che non vende, solo per il gusto più marcio di divertirsi e fare casino. Un fan dei primissimi Sodom e Onslaught, di Discharge (qui la recensione del loro ultimo parto) e Toxic Holocaust o chi ha semplicemente voglia di spaccarsi i timpani pogando troverà sicuramente pane durissimo per la sua dentiera.

 

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