Non hanno mai amato affrettare i tempi i Carpe Noctem, formazione islandese che ha mosso i primi passi nel 2005 per arrivare al debutto otto anni dopo, nel 2013, con l’ottimo “In Terra Profugus”.
Son passati altri cinque anni, ed è l’ora di esaminare il loro secondo lavoro, “Vitrun“, pubblicato tramite la nostrana Code666 Records.
La proposta del quintetto è un Black Metal molto interessante, caotico, dissonante e a larghi tratti atmosferico che tratta temi riguardanti l’occultismo e la mitologia norrena, valorizzato ulteriormente dall’esperienza dei vari membri e caratterizzato dal cantato in islandese.
L’opener “Söngurinn sem ómar á milli stjarnanna” ci presenta senza alcuna esitazione quello che sarà lo scenario nel quale si verrà trasportati durante l’ascolto, dando inizio alle danze in modo diretto fin da subito. Le parti di chitarra passano da riff in tremolo picking ad arpeggi angoscianti con una naturalezza esemplare, senza mai forzare nessuna scelta e aggiungendo anche qualche esigua influenza Doom in certi punti, con il buon cantato di Alexander in grado di rendere l’atmosfera ancora più intensa e incisiva.
Se “Upplausn” propone una struttura e dei passaggi abbastanza classici, quasi prevedibili, la seguente “Og hofið fylltist af reyk” si può considerare uno dei migliori pezzi del lavoro: dopo una lunga introduzione atmosferica e nostalgica, l’energia cresce sempre di più, trovando l’apice in un assolo di chitarra notevolmente dissonante presente verso la metà del brano, seguito da un settore dove regna l’inquietudine, dimostrando così come la bravura dei Nostri non risiede solo nelle capacità compositive, ma anche nel coinvolgere l’ascoltatore.
Le tre canzoni poste in chiusura non fanno nient’altro che continuare nella strada delle precedenti composizioni senza mai abbassare l’intensità, passando da momenti più pacifici, come nell’intermezzo “Úr beinum og brjóski“, ad altri frangenti dove sale in cattedra l’aggressività, e la prima metà dell’epilogo “Sá sem slítur vængi flugunnar hefur náð hugljómun” ne è l’esempio lampante.
Trovando affinità con Deathspell Omega e i connazionali Zhrine, i Carpe Noctem pubblicano un disco notevole, degno successore del loro debutto, riuscendo a convincere ulteriormente sul loro stile.
“Vitrun” non stravolge la storia del Black Metal più recente, ma dimostra comunque come ci siano ancora realtà ricche di personalità e capaci di rilasciare album molto interessanti.